World War Z
di Max Brooks
Cooper editore
307 pagine, 16 euro
Sinossi
Comincia in uno sperduto paesino della Cina. E subito dilaga in tutto il mondo. La piaga, la peste ambulante, l’epidemia. La guerra degli zombi. Creature mostruose che contagiano e fagocitano il nostro pianeta, la nostra casa. I sopravvissuti sono pochi. Una storia irreale? Il semplice parto della fantasia di uno scrittore? Forse. Max Brooks, con l’artificio di una raccolta di interviste “sul campo”, dà vita a un affresco in cui le tante e diverse voci ricreate e animate in questo libro parlano di guerra, sofferenza e solitudine, ma anche di speranza, coraggio e nobiltà.
Commento
World War Z (WWZ) l’ho già recensito diversi anni fa, e l’ho anche citato in millemila altri post, articoli ed ebook.
Nel mentre l’ho riletto due volte, conservando totalmente l’entusiasmo suscitato in prima battuta. Per questo ho deciso di parlarne ancora, sfruttando quella che reputo la mia acquisita maturità in termini di recensioni libresche.
WWZ è – a parer mio – il romanzo di zombie definitivo, qualcosa che si staglierà per anni come termine di paragone in questo particolare (e nutritissimo) filone dell’horror letterario.
Ora, come sapete, attendiamo un po’ tutti l’uscita del film, prevista per il 27 giugno.
Ma il film parte solo dallo spunto basilare di WWZ e, pur portandone il nome, sarà una storia molto più classica di pandemia zombesca, con tanto di eroe salvatutto (Brad Pitt), morti viventi velocisti (che qualcuno ritiene più idonei ai nostri tempi frenetici) e scene di guerriglia urbana su larghissima scala.
Peccato.
WWZ è un romanzo che si distingue per il suo essere corale, impostato sullo stile di un finto reportage storico, con una moltitudine di resoconti della “guerra agli zombie” che, se trasportati sul grande schermo, avrebbero potuto dar vita al più riuscito e memorabile mockumentary di tutti i tempi.
Perché la forza del libro di Max Brooks è proprio nella minuziosa ricostruzione di un conflitto mondiale tra vivi e morti viventi, con una documentazione così precisa e capillare da ricordare certe cronache della Seconda Guerra Mondiale che ancora oggi si fanno apprezzare per la nitidezza dei sentimenti che evocano.
Brooks ha senz’altro svolto un lavoro di ricerca intenssimo per assemblare le interviste ai sopravvissuti che compongono questo libro. La ricchezza di dettagli, di citazioni e soprattutto la plausibilità delle fasi pandemiche hanno un’armoniosità impareggiabile, senza però ridursi a quello che poteva essere un freddo libro di storia (finto, chiaramente) sulla guerra agli zombie.
Laddove il romanzo punta sulla etereogeneità dei racconti/articoli che lo compongono, il film si perderà probabilmente in un adattamento di stampo classico, che forse vivrà di ottime scene di massa, ma che perderà la natura stessa dell’opera, così come Brooks l’ha intesa.
Sul film ci torneremo presto, giusto il tempo di vederlo. Al cinema, nonostante tutto. Perché solo vedendolo in sala riuscirò a darne un parere obiettivo e sensato.
Su WWZ versione romanzo ritengo invece di consigliarlo nuovamente a tutti, specialmente a chi gli zombie non li può sopportare.
Non è un controsenso: la peculiarità del libro è proprio quella di poter conquistare un pubblico molto trasversale, dall’appassionato di fantascienza all’amante di ucronia, dal vorace lettore di storie di guerra a chi adora i thriller internazionali a la Tom Clancy.
Questa è l’anima di WWZ, che lo distingue dai tanti romanzi zombeschi tutti simili per impostazione, col drappello di sopravvissuti che cerca scampo dall’Apocalisse e ricostruzione di un piccolo micromondo sicuro (su un’isola, in un bunker, su una nave etc etc).
Cliché che, ammettiamolo, hanno stancato moltissimo.
Così come hanno stancato le scene strappalacrime tipiche di questo filone. Tutte uguali, ripetitive loro malgrado, per quanto magari scritte o recitate bene.
WWZ è invece un libro unico, anche nel senso stretto del termine: quasi impossibile farne un sequel, molto difficile scrivere qualcosa che gli si avvicini.
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La gallery dei poster del film World War Z.
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(A.G. – Follow me on Twitter)
Come sempre, un ottimo Girola e un ottima recensione. Sono d’accordo che sia il libro di Zombie definitivo, con una ottima spalla comica nel Manuale di qualche anno prima…
Il problema per Brooks sarà semmai quello di riuscire a scrivere qualcosa di più bello di quanto ha già fatto con questo dittico.
Forse dovrà cambiare del tutto argomento!
Se WWZ è il “romanzo di zombie definitivo”, la tua recensione è “la recensione definitiva del romanzo di zombie definitivo”. Non c’è altro da aggiungere. Anche io ho riletto questo libro diverse volte, anche non integralmente ma soffermandomi solo su qualche capitolo in particolare. WWZ è impostato allo stesso modo in cui lo sono diversi saggi di storia militare scritti da Antony Beevor o da Guido Knopp sulla caduta di Berlino o sui civili in fuga dall’Armata Rossa dalle regioni tedesche della Slesia, Pomerania e Prussia orientale. Aspetto anche io di vedere il film anche se che penso che WWZ avrebbe potuto generare una bella serie tv di ampio respiro. Forse il titolo più adatto a questo film poteva essere 28 mesi dopo…..
Bravo, dici bene: WWZ è un saggio di storia militare, o comunque si rifà a quel genere di libri.
Il che, per la cronaca, è ottimo e originale (e tu sai quanto raramente uso questo termine).
Trovato e comprato. Io non amo gli zombie proprio per niente, ma adoro Clancy… Vediamo un po’ che effetto mi fa, e poi ne parliamo. Visto che seguire i tuoi consigli ha sempre dato ottimi frutti.. Bacio, P
Spero dunque che questo mio consiglio non ti deluda 😉
Buona lettura!
Lo sto per finire, mi mancano una settantina di pagine e devo concordare sul fatto dell’originalità in quanto mockumentary e sui dettagli da vero saggio storico. Ma nei dettagli a volte esagera un po’ senza mettere una notarella in più (anche se ce ne sono diverse di esaustive). Ho trovato anche un paio di episodi un po’ tirati per le orecchie (la prima disfatta degli yankee e il giardiniere cieco) anche se altri sono memorabili, come la battaglia della riconquista americana, che mi ha ricordato quella di Starhip Troopers. Per gli amanti del genere e non, non spaventa ma è realisticamente angosciante in modo sottile.
Comunque da leggere, pur con i suoi difettucci sta diritto nella categoria pietre miliari del genere.
Una nota di demerito per l’edizione italiana: a metà libro ci sono molti errori di battitura e un episodio è troncato nel finale, senza le ultime parole 😦
Dopo mi butto sul manuale per sopravvivere agli zombi, che avevo spulciato in libreria anni fa e finalmente aquistato.
Io sono troppo “fan” per parlarne male, anche in maniera ridotta e minimale 🙂
In realtà ero talmente stufo dei romanzi zombie in cui c’è una visione soggettiva e classica (il gruppetto di superstiti, il padre che cerca il figlio etc etc), che quasi non riuscivo più a leggerne.
In questo senso WWZ ha rappresentato una vera e propria epifania, che ha salvato (in parte) la mia passione per gli zombie.
L’ho letto due-tre anni fa e mi piacque tantissimo..molto moderno nell’impostazione.
Non vorrei ripetermi, ma Vergnani a parte, questo è il libo assoluto sugli Zombie e sulla guerra a loro.
E’ vero, alcune ingenuità ci sono, ma sono marginali e non intaccano il valore del romanzo, sia per come è strutturato, sia per come sviluppa alcune trame, e sopratutto per certe scene come l’abbandono del porto indiano da parte delle carrette dei mari, o la battaglia di Yonker.
Effettivamente tra questo e Il Manuale Per Sopravvivere Agli Zombi, Brooks ha messo la pietra tombale sul genere.
Però forse è meglio, dato che sopravvive solo chi scrive belle storie e parte per la tangente(tipo gli zombie di Keene)
Per tutti voi che avete (giustamente) adorato questo libro, sappiate che con la sua riduzione cinematografica ha poco da spartire.
Ma, una volta tanto, mi trovo d’accordo con le scelte della produzione: una struttura basata su interviste e testimonianze avrebbe prodotto l’ennesimo docuhorror del quale, almeno personalmente, non sentivo assolutamente il bisogno.
La strada intrapresa da Forster è diversa, ma per nulla, IMHO, disprezzabile. 😉
L’unico dubbio o perplessità che nutro è sugli zombi corridori, per il resto so gia che lo rivedrò n volte alla fine di tutto.
So che tra voi zombari c’è questa divisione storica.
Ma se riuscite ad accettare uno zombie che corre, il film potrebbe piacervi.
Io non ho problemi con gli zombie che corrono 🙂
Il remake di Dawn of the Dead, per esempio, è pieno di “velocisti”, ma è anche molto bello.
Tuttavia per questo WWZ è l’unico caso in cui avrei fortemente voluto un mockumentary (formato che di solito non amo).
Il film lo vedrò senza pregiudizi. Probabilmente mi piacerà anche 🙂