No, non è un articolo di macroeconomia editoriale. Si tratta invece di un piccolo post per spiegarvi come funzionano certe dinamiche nel sottobosco del self publishing, e in quello della piccola editoria digitale.
Tempo fa abbiamo analizzato i vari formati narrativi, in base alla loro lunghezza. In quell’occasione ho dichiarato la mia preferenza, in qualità di autore, per le novelette e per le novelle (racconti lunghi e romanzi brevi; diciamo ebook con una media di 50 pagine*). Oltre a trovarli affascinanti a livello concettuale – né troppo lunghi né troppo corti, perfetti per il formato digitale – sono anche egoisticamente utile per arricchire il catalogo degli autori.
Precisazione: più il catalogo di uno scrittore è corposo, più le vendite di tutti i suoi titoli aumentano. Uno tira l’altro, proprio come le caramelle. Specialmente se lo scrittore in questione è bravo. Sicché, allargare il range dell’offerta in tempi non biblici è indispensabile per conoscere e fidelizzare nuovi lettori.
C’è qualcosa di disonesto in tutto ciò?
No, affatto. Se vi dicono che è così, mentono sapendo di mentire.
In fondo si tratta soltanto della vecchia e sempre valida regola della domanda e dell’offerta. I lettori che apprezzano l’autore Caio vorrebbero leggere ogni mese qualcosa di nuovo, l’autore Caio si sente stimolato a scrivere, produrre e pubblicare.
Aggiungiamo che l’editoria digitale, per una somma di fattori favorevoli, ammazza i lunghi tempi di attesa dell’editoria classica.
Innanzitutto permette, come già detto, di recuperare quei formati che in cartaceo non vengono commercializzati: romanzi brevi, racconti lunghi. Oppure, quelle poche volte che pure vengono venduti in cartaceo, hanno dei prezzi assolutamente sfavorevoli. Vogliamo dire disonesti? Diciamolo.
Con gli ebook, invece, è possibile acquistare delle corpose storie di 40-60 pagine, che garantiscono due/tre ore di piacevole lettura, al costo di un euro circa.
Si tratta di una filosofia simile a quella dell’acquisto del fumetto di fiducia, in edicola.
Noto molte similitudini tra queste due categorie di lettura e non credo di essere l’unico.
Sempre sulla falsariga della stessa filosofia funziona l’opera di fidelizzazione tra autore e lettori. Attraverso una serie di pubblicazioni a breve intervallo di tempo – diciamo una novelette ogni due/tre mesi – si riesce a conquistare la fiducia del lettore.
Purché, e questo va sottolineato benché sia ovvio, la qualità sia sempre buona e il lavoro di pubblicazione professionale.
Copertina, editing, impaginazione devono risultare validi. Non c’è scusante che tenga, men che meno la fretta di pubblicare.
Però, con un minimo di organizzazione, si riesce a fare tutto.
Anche a livello economico, il vantaggio è garantito per entrambe le parti in gioco.
Lo scrittore guadagna poche royalties (perché si tratta di ebook che vengono venduti a prezzi bassi), ma costanti. Inoltre, come già affermato, ogni nuovo titolo pubblicato muove le vendite di quelli vecchi.
Per il lettore non sarà certo un grande sforzo** spendere un euro al mese per portarsi a casa una bella storia da gustarsi nell’arco di un paio di serate.
Perciò, se le cose si fanno bene, c’è la possibilità di far contenti tutti.
Controindicazioni? Una soltanto, ma da non tacere: si rischia la bulimia da ebook. I lettori forti saranno pure numericamente pochi, ma stanno diventando fortissimi. Voglio tanto e lo vogliono in fretta. Si “mangiano” un ebook di cinquanta pagine in mezz’ora e già anelano iniziarne un altro. C’è il rischio di perdersi qualcosa, a livello di divertimento, in quella che gli analisti di settore chiamano fast reading?
Giro a voi la domanda.
* Ovviamente scrivo anche cose più lunghe, ma lo faccio non più di una volta ogni 12-18 mesi.
** Oddio, per certi internauti tutto ciò che costa più di zero è eccessivo. Ci sarebbe da parlare a lungo, della filosofia che ha portato a questo disastro sociale.
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“Si “mangiano” un ebook di cinquanta pagine in mezz’ora e già anelano iniziarne un altro. C’è il rischio di perdersi qualcosa, a livello di divertimento, in quella che gli analisti di settore chiamano fast reading?”
Forse ho capito male io la domanda ma se si riferisce alla lettura veloce come metodo di lettura, no, non si perde nulla, è semplicemente una velocità diversa di lettura ma l’attenzione risulta essere superiore.
Non intendevo una modalità di lettura, bensì uno status mentale di chi legge.
mi hai dato qualcosa su cui riflettere con attenzione.
Io leggo molto velocemente perché ho sempre letto molto , e quindi mi sono adattato , è vero comunque che certi brani andrebbero assaporati con calma , dipende anche da cosa stai leggendo , un racconto d’azione si può anche scorrere velocemente , penso sia nella sensibilità del lettore riuscire ad adattarsi.
Concordo che se il catalogo è ampio ci si diverte di più a scegliere , io credo di avere letto tutto quello che hai scritto , però se postassi su Amazon anche le prime cose non sarebbe male , magari spulciandole un pochino…le riprenderei volentieri.
Per carità, il mio era solo uno spunto di riflessione.
Tra l’altro leggo velocemente pure io, anche se negli ultimi mesi mi sono imposto di rallentare il ritmo e – soprattutto – di non buttarmi su malloppi di troppe pagine. Attualmente preferisco variare, scoprire nuovi nomi…
io leggo 100pagine/h di e-book, quindi fai conto tu di quanti eBook necessito per soddisfarmi.
Anzi invece di perdere tempo non puoi andare a scrivere ? 😀
Ma riesci a goderteli comunque?
mi viene la voglia di vedere come finiscono e allora divento famelico, e tante volta i passaggi più belli me li rileggo dopo
Beh, comunque 100 pagine all’ora sono tantissime. Complimenti!
Be’, proprio i formati brevi e i prezzi bassi spingono verso quella che chiami bulimia da ebook. Un lettore con lo stesso prezzo che spenderebbe in libreria per acquistare un singolo romanzo, si porta nel lettore una decina di eBook, tra cui roba breve come dici tu, ma potenzialmente anche qualche lavoro più lunghetto.
E la cosa va benissimo, secondo me. 🙂 Poi il fatto che vengano divorati in poco tempo non è detto che sia negativa, può essere anche segno di maggior gradimento. Certo, magari può esserci qualcosa di brutto se si guarda solo alla quantità che si legge, per ritenersi soddisfatti, e non alla qualità della storia in sé. Un raccontino di venti pagine, per quanto breve, può lasciarmi comunque soddisfatto. Forse non è tanto la velocità con cui si legge, l’ostacolo al godimento, ma la fase successiva, quella in cui si dovrebbe assaporare quello che l’ebook ha lasciato.
Ciao,
Gianluca
C’è molto di vero in quel che dici.
Forse più che di bulimia di lettura dovremmo parlare dunque della fretta di finire un libro (un ebook) per correre a criticarlo sul blog o su anobii.
Senza contare quelli che scrivono mail agli autori suggerendo finali diversi, o cambiamenti radicali del loro racdonto.
È quasi come se la semplice gioia di leggere e apprezzare fosse stata sostituita da qualcosa di meno definito e anche un po’ meno gradevole.
Sì, è un rischio. La lettura veloce ruba una parte significativa del piacere di leggere. Purtroppo non dipende solo dal formato ma da tutta una serie di fattori che non è sempre possibile escludere. Per esempio, leggendo sui mezzi di trasporto. Ascoltando la musica. In generale, in un contesto di disordine e distrazione che è proprio del nostro mondo. Io cerco di evitare il discorso “un ebook tira l’altro”, ma d’altra parte sono uno di quelli a cui per leggere 50 pagine mezzora non basta! (Anche perché, ahimè, sono vittima delle distrazioni, ma questo rimanga tra noi.)
Sì, è cambiato proprio il modo di porsi davanti all’atto di leggere.
Siamo diventati tutti multitasking, per ottimizzare il tempo, che è sempre più “ristretto”.
D’accordissimo quando dici che modi e tempi di lettura diversi per gli ebook rispetto al libro tradizionale rendono più sensati formati testuali diversi e in generali più brevi. Noi ad esempio abbiamo già “spezzato” un romanzo ritenuto troppo lungo in tre parti proprio per questo motivo.
Il discorso della “bulimia da lettura” è vero ma del resto gli utenti di internet c’erano già abituati. Si legge di più e più in fretta ma con meno attenzione. Sta alla sensibilità del lettore dedicare il giusto tempo a tipi diversi di testi.
Sì, direi che è un ottimo sunto di quella che è anche la mia posizione in materia 🙂
Un link per il vostro “romanzo spezzato”? Così facciamo un po’ di pubblicità 😉
Ne discutevo giorni addietro con una mia lettrice – il mio ultimo ebook (circa 12.000 parole) ha richiesto una settimana per la scrittura, circa due settimane per editing, revisione, formattazione e copertina, e lei l’ha letto in un a sera.
Ora aspetta il prossimo – che uscirà, salvo imprevisti, a febbraio.
Ma questo non è un vero problema, io credo, se si ammette che esiste un vasto numero di opere valide – non solo mie, ma di un sacco di altri autori.
Insomma, se riesce a mantenere una mentalità aperta ed una certa curiosità, il lettore è sostanzialmente favorito da questo tipo di mercato e da questi ritmi di pubblicazione.
E l’autore autoprodotto non ne è penalizzato – perché non è che il mio lettore, leggendo il lavoro di un altro, non legge più il mio.
Il paragone col fumetto è corretto – così come lo è il paragone con le vecchie riviste di narrativa… il mercato dei pulp riusciva a mantenere decine di testate, centinaia di autori.
Questa dinamica non è stata ancora compresa a fondo, io credo, da molti autori legati al mercato editoriale tradizionali – per il quale ogni altro autore è la concorrenza, perché chi investe 15 euro e un mese nel tuo libro, non li investirà nel mio.
La mia amica cantante si lamentava (parola forte, in realtà) perché impiegava mesi a incidere e produrre un disco, poi magari arrivava il fan demente che lo bocciava in dieci minuti perché “è diverso da quello vecchio”.
Però fa parte del gioco, sono d’accordo.
Ci sta tutto e ne parlo soprattutto per esorcizzare un poco di irritazione (nemmeno poi tanta, dai).
Riguardo alla seconda parte del tuo commento, la vedo come te.
Le dinamiche non sono comprese, e a qualcuno non importa comprenderle. Vogliono tutta la torta, non solo una fetta, e non hanno capito che in fondo noi portiamo ingredienti extra…
Per me c’è il rischio di ammonticchiare i titoli: costano 1 euro, con il costo di un cartaceo ne prendo 10, li scarico tutti e restano nel dispositivo, perchè purttoppo “fisicamente” non li vedo, e poi si, la fame si mangia via il piacere della lettura, ma ho visto che capita anche con i libri cartacei, saghe soprattutto (la fretta di finire prima di uccidere l’amico che minaccia spoiler). Però il paragone coi fumetti da edicola é molto azzeccato: la grande disponibilità di titoli (buoni intendo) con ognuno un proprio universo non dettato dalla moda ma molto più libero mi ricorda molto quando nei primi anni del Novecento fumetti, cinema e riviste hanno avuto quell’esplosione di novità narrativa che poi non si è ripetuta più, tra Tarzan e Dick Tracy o Popeye o L’uomo Mascherato. Magari non muovono i numeri mondadori, ma muovono quelli interessati.
Sì, esatto: la varietà muove i lettori davvero interessati. Mondadori (e simili) si riferisce a un pubblico più generico, che poi è quello che compra la famosa e favolosa media di un libro all’anno.
inizialmente vedevo la valanga di ebook come una moda destinata presto a sparire, ma mi devo ricredere, visto che nn solo non sparisce, anzi aumenta a dismisura. Il solo effetto collaterale, come dici te, è la bulimia da ebook, non solo per chi legge ma soprattutto per chi scrive, x cui ti ritrovi con gli store letteralmente intasati di testi che sono, purtroppo sempre più spesso, dei veri e propri obbrobri. Certo il rischi c’è anche nei libri formato cartaceo…se qualcosa però nn piace, almeno con gli ebook hai la possibilità di pigiare il tasto delete, liberare spazio nella microSD e acquistare altra roba…a un costo decisamente inferiore ai 10-15 euro del cartaceo.
la bulimia del lettore non mi spaventa, ma quella dello scrittore, come dice Donata, è un rischio. Però è un rischio accettabile 🙂 Il formato novella a me piace e dà un maggiore senso al digitale.
Penso che il discorso non dipenda dagli ebook. Conosco certi lettori forti che “ingoiano” dieci libri da 400 pagine l’uno in un mese, lasciandomi perplesso …
No, penso di poter “assolvere” l’ebook, non è lui il colpevole 😉
Ogni volta che tocchi l’argomento relativo alla lunghezza degli ebook mi viene in mente Howard ed il ciclo di Conan.
Una serie di racconti brevi, connessi tra di loro, che messi insieme raccontano la storia del barbaro più famoso al mondo (ovviamente dopo l’Attila interpretato da Abatantuono 🙂 ).
Probabilmente è una formula un po’ paracula, visto che si accontentano veramente tutti, ma credo sia anche la formula più godibile per ogni categoria di lettore ed al contempo aiuta l’autore ad avere una certa corposità nella produzione.
Dici bene: è la solita questione della domanda e dell’offerta. Resta da capire se la domanda sia quella giusta.
Non sono sicuro che sia un bene riuscire a “far fuori” una cinquantina di pagine di testo nell’arco di qualche ora. In questi casi potrebbe darsi che il testo sia interessante ma povero di spunti di riflessione, oppure che il lettore sia affetto da una gravissima patologia denominata “lettura veloce”.
A tal riguardo mi torna in mente una divertente frase di Woody Allen: “Ho fatto un corso di lettura veloce. Mi hanno insegnato a leggere con un solo colpo d’occhio fino a metà della pagina, e così sono riuscito a leggere “Guerra e pace” in venti minuti. E’ un libro che parla della Russia”.
Il pericolo è che, come già succede con il fast food, nel quale gli ingredienti sono abbastanza scadenti, prenda piede anche il fast book, relegando autori e lettori in un girone minore, un settore nel quale prevarrebbe il consumo a scapito della qualità, e potrebbe capitare che l’autore di un piccolo capolavoro non trovi riscontro in un pubblico assuefatto alle storie “mordi e fuggi”.
Auguri 🙂