
Sto leggendo questo romanzo, Leonardo da Vinci – Il Rinascimento dei morti.
Una bella storia che mischia la giusta dose di ucronia alla classica trama da zombie apocalypse. In più c’è Leonardo, che è un personaggio carismatico, ottimo per qualunque romanzo a sfondo storico (compresi quelli con le varianti di uno o più elementi fantastici).
Vi consiglio di leggerlo. Lo pubblica Newton Compton e, come tutto il catalogo di questa CE, costa pure poco. Lo trovate qui. Mettetelo in lista, magari per le letture primaverili.
C’è solo una cosa che manca in questo romanzo: un riferimento al titolo che fa da capostipite a questo sotto-sotto-sotto genere, vale a dire il Decameron dei morti, del collega Mauro Longo.
Ora, visto che parliamo di uno dei miei romanzi preferiti degli ultimi anni (quello di Mauro), mi sarebbe piaciuto leggere un piccolo trafiletto di ringraziamento per l’ispirazione, o qualcosa del genere.
Io parto quindi dal presupposto che, pur conoscendo il Decameron, gli autori non abbiano ritenuto opportuno citarlo nei credits, in uno status di Facebook, in un tweet, da nessuna parte.
Il che è del tutto lecito, per carità, ma è anche poco educato, poco deontologico.
Vorrei specificare che non sto parlando di plagi o di scopiazzature volgari, bensì soltanto di scenari e ambientazioni molto simili che, cronologicamente parlando, hanno un autore che funge da pioniere (Mauro Longo) e altri che ne hanno seguito la strada.

Non è a prima volta che mi imbatto in situazioni simili e, parlando da autore, le trovo sempre molto sgradevoli.
Partendo dal presupposto che le idee non appartengono a nessuno, resta il fatto che c’è sempre qualcuno che inaugura un filone, e che meriterebbe quantomeno un “grazie” da parte di chi percorre il suo stesso sentiero.
Giusto per stare in metafora: questa è una buona norma di chi esplora la natura. I sentieri a volte portano i nomi dei loro scopritori. Non è nulla di che, sul lato pratico, se non un riconoscimento per aver aperto una comoda strada.
Personalmente parlando ho sempre – e dico sempre – citato chi ispira i miei lavori. Questo vale per esempio per James Lovegrove e per Brian Keene, due degli autori che ho maggiormente “saccheggiato” per scrivere i miei racconti. In campo italiano ho invece spesso citato lo stile e gli spunti di Danilo Arona, veri punti fermi del mio modo di scrivere horror. Poi anche il mio stile è evoluto, è cambiato, ma la mia gratitudine rimane immutata, nonché chiaramente espressa nelle introduzioni dei vari ebook che ho pubblicato.
Un altro esempio molto stupido: credo di essere stato il primo, in Italia, a scrivere storie basate sui Kaiju. Ho sempre spiegato che non mi sono inventato proprio nulla, prendendo spunto dai tanti autori americani che bazzicano questo filone da qualche annetto.
Noto che ora, in Italia, qualcuno segue timidamente le mie orme. Senza tributarmi alcunché, ovviamente. Magari – vale lo stesso discorso fatto per il Decameron – non conoscono neppure la mia esistenza. Eppure, boh, non ne sono del tutto convinto, anche perché i miei ebook sui kaiju hanno venduto tutti molto bene.
Certo, questo articolo è pretenzioso e antipatico. Reclamare qualcosa è da poveracci, infatti in molti ce lo ripetono da anni: “voi autori del fantastico siete solo dei barboni”.
Io la chiamo invece cortesia professionale, oppure onestà intellettuale, ma mi rendo conto che sono concetti un po’ da perdenti.
Comunque ecco, non volevo parlare di me (anche se oramai l’ho fatto), quando dire che Il Rinascimento dei Morti è una bella storia, e che deve molto al romanzo che l’ha ispirata, ovvero il mai abbastanza citato Decameron dei morti.

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Si tratterebbe poi di avere un briciolo di classe.
Ma in un paese di lettori che non leggono, ogni titolo deve essere presentato come il primo, l’unico, il solo, ogni idea deve essere originalissima e mai messa su carta prima, e guai ad ammettere di aver letto un bel libro ed aver provato a fare qualcosa di simile, ma non di uguale.
Che poi siamo in quattro gatti, certe somiglianze vengono notate in mezza giornata, a volte anche in un’ora o due.
A questo punto vale la pena fare i gentiluomini e dichiarare subito le fonti d’ispirazione.
Ho scritto di recente una recensione su un romanzo di SF italiana con i kaiju. Ero all’oscuro della tua produzione, me ne dispiace, ma d’altro canto è dura stare dietro all’ambiente del fantastico italiano, che comunque si sta rivelando una discreta fossa di leoni. 🙂 Appassionante, a suo modo.
Figurati, come ho scritto non si può conoscere ogni produzione italiana. Soprattutto se si è lettori.
Se invece si è autori… 😉
Invece hai fatto benissimo a farlo notare
mi hai incuriosito quali sarebbero questi romanzi dove mancherebbe il riconoscimento ?
Quello di cui parla il post 😉
scusa la precisazione intendevo romanzi kaiju
Ah, niente di importante… Non badate troppo a me 😉
Il tempo è galantuomo , in caso contrario c’è sempre il cesio 121 .
Buona giornata , Alex .