Bloggami ‘sto razzo

Oggi era prevista la recensione di un libro, tra l’altro bruttissimo (una delle mie rare recensioni negative), tuttavia ci sono alcune cose che hanno ribaltato il mio umore come un guanto. Per questo oggi Plutonia Experiment dichiara il bloglutto nazionale e non pubblica altro se non queste poche righe.
Il detonatore del mio malumore esplode da questo articolo di Angelo Sommobuta Cavallaro. O meglio, dalle risposte che ha ricevuto in merito. Da alcune di esse. Sono sicuro che riuscirete a distinguerle da soli.
Per farla breve, il post si articola su una domanda: E tu? Pagheresti? (un euro al mese, nello specifico, per sostenere il blog di Angelo). La maggioranza delle risposte è stata NO. Con una serie di motivazioni che vanno dall’opinabile, ma comunque sensato, alle stronzate vere e proprie.
Non c’è molto altro da dire, solo poche righe, se vi va, sennò lasciate perdere e ci si rilegge domani.


Bloggare in Italia non viene considerato un lavoro, né presente né futuro.
Bloggare è una perdita di tempo “quindi che cazzo vuoi?”.
Bloggare, come sosteneva due giorni fa Strategie Evolutive vuol dire appartenere a una maxicategoria di geek fancazzisti. Un po’ come dire “gli albanesi”, “gli idraulici”, “gli abitanti di Salsomaggiore”, “i calciatori”. Senza distinzioni, senza identità.
Bloggare vuol dire, al contempo e paradossalmente, non appartenere a nessun albo, casta o loggia massonica; quindi significa non contare un cazzo. Vedasi a tal proposito questo specifico commento.
Bloggare non merita denaro, nemmeno un euro al mese, perché “il blogger in fondo ci mette solo il suo tempo“. Poi ditemi cos’altro di prezioso abbiamo se non il tempo, ma vabbé.

Non aggiungo riflessioni, repliche argomentazioni. Non risponderò alle solite considerazioni luddiste e bannerò i commenti offensivi senza preavviso.
Solo una domanda: non ho ancora trovato qualcuno che mi spieghi perché un cantante, un calciatore, un attore, un DJ meritano (giustamente) una retribuzione e un blogger – ossia una specie di scrittore e NON di giornalista – non merita un cazzo.
Le sopracitate categorie non ci mettono anche loro “solo il tempo”?
Non c’è una meritocrazia che nasce dall’esperienza, che distingue i blogger come esattamente ogni altra categoria lavorativa. No, tutti i blogger sono dei perditempo di merda che parlano di stronzate e i cui post evidentemente vengono scritti sbragati tra un video porno e un altro.
Ma no, certo, alla fine ha sempre ragione la maggioranza: le opinioni devono essere libere, ‘cazzo vuoi, iscriviti all’albo, vai a lavorare barbone, vai a fare il ciabattino, le fabbriche sono vuote, pensa alla famiglia, ci sono problemi più importanti, la disoccupazione, la Crisi, il diritto di voto dei macachi, Lady Gaga, il derby, cazzodibudda e cha-cha-cha.
In Italia.

Da domani riprenderà la normale programmazione, con post scritti nei giorni precedenti.

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(A.G. – Follow me on Twitter)

105 commenti

  1. Eh sì, le categorie di cui parli tu, meritano soldini, il blogger no. Il motivo non l’ho capito neppure io finora, e secondo me nemmeno quei simpaticoni. Si torna sempre al discorso di: “Cosa fai nel tempo libero? Ah, leggi e scrivi”, seguito da sguardo di compatimento. Poi vanno in edicola e comprano giornaletti di gossip…

    1. P.S. conosco uno, che si paga il muto della casa allenando una squadra di paese. Non chiedermi la categoria, però 1000 eurini al mese glieli danno.

      1. E se li merita fa bene a prenderli. Da che mondo e mondo le professioni che divertono e intrattengono vengono retribuite. Ora certi itaGliani sembrano aver scoperto che vale la pena soltanto lavorare in fabbrica. Sì, ma a parole.

        1. Se li merita sì, perché si è fatto riconoscere nell’ambiente e dopo il lavoro standard, impiega altro tempo per un’attività. Quindi, perché ciò non vale, almeno socialmente, per quello che facciamo noi? (oltre al lavoro in fabbrica, sono riconosciuti bene anche i lavoretti a casa, ricordi? :-D)

  2. Non erano solo assurdità, ma erano anche convinti che fossero logiche spiegazioni .-.
    Se io compro una rivista che recensisce videogame, pago per delle opinioni. Se trovassi un blog che fa lo stesso, perche non dovrei parlo?
    UN euro al mese poi!
    Voi, non volete pagare, pensate che le cose che uno fa per passione non debbano essere pagate o le volete gratis.
    Sapete dove dovete andare?…

    1. Ma la rivista ha dei costi – direbbe qualcuno.
      Come se lavorare da solo, senza pagare collaboratori e arrangiandosi con le proprie forze, sia un demerito e non un merito.

  3. credo si faccia confusione tra i blogger che si occupano solo di se stessi, della propria vita personale, senza offrire contenuto interessante per i più (quindi è difficile pensare, per questi, di poter avere una remunerazione) e altri blogger, molto diversi, che si occupano di cultura, di letteratura, arti, società e via dicendo, con veri e propri articoli, inchieste, approfondimenti, interviste, recensioni e via dicendo, che esprimono contenuti interessanti per tutti. I secondi, per me i “veri blogger”, sono un movimento di opinione e specialismo che andrebbe premiato con una remunerazione da parte degli utenti in base alla qualità e fruibilità di contenuti che propongono. Si dovrebbero, a mio avviso, specificare le differenze, evitando l’unico grande contenitore “blogger” per cose molto, molto diverse tra loro.

    1. Hai piena ragione, per questo tra i vari punti sotto accusa c’è quello che riguarda la qualifica generica di blogger, che comprende il tredicenne che pubblica le sue foto con la lingua di fuori e il recensore con anni di esperienza sul groppone.
      Credo anche che siano differenze che balzano all’occhio, ma che fa comodo non vedere.

    1. Seth Godin parla di “Cat Blog” e “Cat Blogger” per quei blog che sioccupano solo delle questioni privare dell’autore, senza alcun valore aggiunto per la comunità.

  4. Se mi commissionano un articolo o qualcuno mi chiede di scrivere qualcosa per lui o il suo sito e giusto che sia pagato: che si tratti di scrivere di un programma di investimento o di una borsetta in pelle la questione non cambia. Se come blogger offro un servizio “culturale” – tra virgolette perché il raggio d’azione è molto grande – allo stesso modo è giusto che sia pagato.
    Se voglio fare il predicatore o trascinare le folle con la scrittura la questione è diversa, naturalmente. Posso arricchirmi a dismisura se il mio pensiero è nuovo e accessibile, ma posso fare anche la fine del martire.

  5. Una idea, per cambiare lo stato delle cose, è produrre (anche) contenuti visibili solo tramite un piccolo abbonamento (3 mesi – 3 euro), tramite un blog parallelo (un blog “plus”) a invito. Sul blog principale si continueranno a produrre i contenuti ordinari (magari limitando un poco la frequenza e numero di post free), più “vetrine” (post incompleti) dei contenuti “plus” visibili solo per chi sottoscrive il mini-abbonamento. Questo vale per chi ha possibilità di produrre un certo numero di contenuti (io non ce la farei), perchè è chiaro che i post a “abbonamento” non avrebbero, inizialmente, molte visite come i post ordinari, e il lavoro del blogger potrebbe essere vano in termini di posizionamento e visibilità del blog. Ma con un blog “Plus” si potrebbe fare, proprio come “messaggio” per chi non identifica il lavoro dei blogger, proprio perchè se lo trova gratis ovunque, proposto così da tutti, in qualche modo svilito. Io lo farei il “plus” a abbonamento, se non avessi già poco tempo per produrre i post ordinari del mio blog. Non è detto però che non lo farò in futuro….che ne pensate?

    1. Metodi per guadagnare onestamente con un blog ce ne sono parecchi, tra cui quello che suggerisci tu (mi pare uno dei più pratici).
      Ma in realtà il problema è a monte. Leggendo i commenti all’articolo di Angelo ho capito che non ci sono margini di manovra, perché ci si scontra con una mentalità retrograda. E contro le mentalità non ci si può far molto.
      Negli Usa, per esempio, questi discorsi sarebbero assurdi perché si tratta di meccanismi consolidati. Chi lavora bene ha il diritto di chiedere una piccola retribuzione. Il pubblico deciderà quale blog pagare con un obolo o con un abbonamento di pochi dollari.

      1. SI Ale, però se molti proponessero parte dei contenuti come abbonamento, si cambierebbe a mio avviso la logica, le abitudini e aspettative dell’utente, l’idea del blogger stesso; si farebbe cultura del “blog di qualità” come operatore di cultura e forse qualcuno inizierebbe a riflettere più attentamente sul tema. Le “donazioni” sono uno strumento debole per proporci in modo nuovo e professionale sulla Rete. Più che un modo di guadagnare con un blog, l’idea che proponevo serviva più che altro a iniziare a far cambiare idea sulla figura del blogger, iniziando a comprendere che alcuni servizi a valore possono essere retribuiti. Si costringerebbe la rete a “prendere atto” di un inizio di cambiamento dell’atteggiamento dei blogger di fronte alla cultura di “poca dignità” di questi operatori di cultura che si sta comunicando, riuscendo a convincere (come leggo sempre più) molte persone.

        1. Ma se lo fanno solo cinque o sei blogger succederà soltanto che verranno ignorati.
          La verità è che servirebbe un movimento trasversale che rivendichi dignità per la categoria.
          Ovviamente parlo dei blogger che propongono contenuti, e non sono pochi.
          Ma non credo che una cosa di questo genere sia realizzabile qui da noi.

          1. Questo è il punto Ale, se molti blogger di qualità (non dico tutti, ma una bella rappresentanza) provassero a inserire “anche” alcuni contenuti a pagamento, cambierebbe la mentalità, lentamente ma cambierebbe. Ci si abituerebbe senza scandalizzarsi più. E sarebbero premiati i blog che producono contenuti di qualità, e gli altri dovrebbero ripensare a come e perchè fare i blogger. Parlo di un costo figurativo (che so…abbonamenti da 3 euro per 3 mesi), ma importante e simbolico, che rappresenterebbe una inizio di una vera inversione di tendenza. Si potrebbe organizzare questo “movimento” con tanto di bollino orgoglioso “Questo blog contiene anche contenuti a pagamento”, se invece di discutere si provasse a fare concretamente qualcosa…. Io ci sarei. Siamo quasi tutti in contatto, penso che non sarebbe impossibile organizzarci, per una volta.

          2. Secondo me prima o poi qualcosa andrà tentato nel senso che dici tu, sono d’accordo.Temo però che l’individualismo alla fine prevarrà. Molti blogger sono così drogati di visite che se dovessero perderne un po’ (come sarà inevitabile) per pubblicare qualche articolo a pagamento torneranno subito sui loro passi.
            Però sì, siamo in contatto, col 2013 oramai alle porte potremmo pensare a qualcosa.

  6. Ma secondo voi uno deve essere pagato per esprimere le proprie opinioni e condividerle con gli altri? E’ un dono che ci viene concesso dalla tecnologia e da chi è al potere attualmente. Tanto loro sanno che siamo troppo presi da personalismi, egocentricità e bon ton da non riuscire a combinare un piffero. E poi ci sono metodi per guadagnare in base a quanti visitatori si hanno. Piano piano si diventa esperti di SEO e di altre diavolerie per aumentare le visite. Piano piano ci si mercantizza. O voi non siete interessati ad aumentare la vostra visibilità? Si tratta di una scelta di campo. Se lo faccio per soldi in parte mi piego al mercato. Se si tratta di scambiare contenuti per una crescita personale e collettiva il premio è dato dalla qualità degli interventi dei visitatori e del blogger. Il motivo per cui un allenatore di calcio è pagato e voi no è perché c’è un mercato fiorente di sponsor di squadre di calcio. E questo mercato è vivo perché il calcio è un metodo di controllo sociale. Quindi, se volete innalzare il livello medio di intelligenza in questo e altri paesi, dovrete combattere contro chi lavora per rendere le persone ottuse e stupide. E volete essere pagati? I soldi, su questo pianeta, sono il marchio dell’abominio. Il 40% della ricchezza del pianeta è in mano al 5% della popolazione. Poi se uno ha un’idea (o la ruba come Bill Gates) e coglie l’onda al momento giusto, ci surfa sopra e fa un sacco di soldi perché è stato intelligente. Quindi bloggate e godete il frutto generato dallo scambio di idee con altre persone. Oppure, potete sempre richiedere l’accesso a pagamento al vostro blog.

    1. Ah, già, avevo dimenticato che chi apre un blog, in fondo è un virtuoso idealista rivoluzionario che campa del proficuo scambio di idee.
      Quindi, da domani il pane che lo compro a fa? C’ho tutti i principi nutritivi che me servono.
      So diventato obeso, a furia de scambià idee.

  7. Il problema e’ che in Italia e’ vietato essere felici e fare tutto cio’ che ci piace per esserlo. Bloggare e’ un lavoro tanto quanto fotografare o costruire un pezzo meccanico, ma e’ un lavoro solo se viene retribuito!
    Fossi in voi comincerei a mettere un po’ di pubblicita’ negli ebook… cosi’ entra il concetto di diffusione di un prodotto valevole nella testa delle persone, si sa… vale se qualcuno paga per averlo.
    E bisogna ricordarlo alle persone.

  8. però effettivamente il diritto di voto dei macachi non è male….se fai un blog con siffatto titolo mi impegno a contribuire…

  9. Scusami Andrea, ma quello che scrivi rappresenta proprio il problema di confusione della generica definizione di “blogger”, alla Lucia Annunziata, per capirci. Ci sono molti, molti blog, che non scrivono semplicemente “commenti e opinioni” e ripubblicano news, ma si occupano di divulgazione culturale, di inchieste, di approfondimenti, di saggistica ecc, è troppo semplicistico parlare di blogger come qualcuno che “ama dire la propria su tutto”, e voler essere retribuito per questo. Parlo di blog specializzati naturalmente, che coinvolgono autori e artisti, che studiano l’argomento e si occupano di tematiche specifiche, che fanno informazione e cultura, non “commenti” su qualcosa che ha scritto qualcun’altro. Se non è chiaro questo, allora è difficile comprendere il “giusto giramento” di “eliche” di molti blogger. La visibilità, per molti di noi, non manca di certo, ma qui in Italia, a differenza degli USA (per esempio) con pubblicità e adversiting si guadagano pochi euro al mese anche per migliaia di visite al giorno (per mancanza di cultura degli inserzionisti online) mentre l’utente fruisce gratuitamente di servizi a valore aggiunto, spesso non reperibili su altri media, inclusi giornali e magazine specializzati. Chiudo qui i miei interventi per non prendere troppo spazio nel blog di Alessandro, ma chiarisco che non si tratta di “essere pagati”, ma di fare “cultura” di valore sul lavoro dei blogger, visto oggi come sono (da una parte) molto letti e sfruttati, e dall’altra, quando si chiede dignità del proprio lavoro, inveceessere trattati come dilettanti che non hanno niente di megli da fare e non DEVONO essere pagati o retribuiti, senza dunque nemmeno un “riconoscimento” delle molte professionalità presenti in rete. Mi batterò volentieri per questi temi al fianco di altri blogger (o editori di web magazine free) che la pensano come me. Continuare a leggere commenti e filosofie giurassiche sui blogger, come ultimamente accade troppo spesso, significa accettare che venga tolta la dignità del lavoro che continuano a fare molti editori di contenuti (cambiamo i termini) specializzati e competenti, è questo è a mio avviso inaccettabile.

  10. Post triste ed amaro che però non tiene conto di una variabile , la qualità.
    In rete ci sono migliaia di migliaia di blog, fanzine, portali web ecc ecc, il problema è che nel 90% sono fuffa. Anche blasonati portali riciclano notizie, lanci di agenzia, notizie senza verifica, mentre blog che si vorrebbero professare di approfondimento sono covi di repressi che sfogano la loro frustrazione lanciando fatwe verso un autore o altri solo per fare crescere il proprio ego.
    In questa palude, chi fa’ il proprio lavoro seriamente (perchè ad un certo livello è UN LAVORO) rimane intrappolato in questa omologazione verso il basso.
    E purtroppo questo alimenta l’ idea comune che chi scrive in rete (non necessariamente un blogger) sia solo un esaltato o meglio un sub-umano non degno di essere considerato.
    Ad un certo punto occorre decidersi se fare il passo verso una selezione dei lettori o continuare l’ andazzo così.

    1. Sì ma ragazzi, non parliamo del sesso degli angeli. Chi ha occhi sa distinguere. Il blog di Sommobuta è online da anni e ha moltissimi lettori. Di certo chi pagherebbe l’ipotetico euro lo farebbe sapendo cosa acquista.
      Nemmeno io pagherei per un blog sconosciuto o per i folli che scaricano livore e basta. Ma per fare una cernita ci vuole poco…

    2. Sì, ho capito quello che dici sulla qualità, ma qui entra in gioco il Mercato(TM)… Magari io una copia di Libero la compro, perchè non lo conosco, voglio leggere un giornale e vado a culo. Poi mi accorgo che non è buono neanche per la lettiera del gatto e non lo compro più. Selezione naturale.
      Se, invece, rimane tutto sempre gratuito, è anche più difficile selezionare la qualità. Non a caso testate giornalistiche che nel corso degli ultimi anni hanno cercato di aumentare la qualità proponendo inserti, rubriche di approfondimento, speciali e via dicendo, hanno anche aumentato il prezzo di copertina (vedi Repubblica).
      Se un blogger sa il fatto suo, si renderà conto che un tot di lettori pagano per quello che scrive, e si industrierà per rendere sempre migliore il suo prodotto, così che valga la pena acquistarlo. Se ci riesce, bene, se non ci riesce forse perderà dei lettori. Nessuno li obbliga con una pistola a pagare “l’abbonamento” a quel blog.

  11. Hai ragione ad incazzanti , viviamo nell’epoca del tutto gratis..( perché pagare quando posso scaricare musica, film, libri, etc.) quindi pagare chi scrive e’ un’oscenita’… Mah sarà dura far cambiare mentalità , lo vedi anche tu quando si parla di ebook…

  12. premetto che non sono un blogger, ma capisco quanto possa essere avvilente leggere reazioni stizzite di chi trova immorale provare a chiedere un riconoscimento minimo all’impegno profuso. il 90% dei contenuti dei giornali sono opinioni, per i fatti basta una semplice agenzia di stampa, le inchieste sono sempre meno. Non leggo una inchiesta su Repubblica dai tempi della buonanima di D’Avanzo, per dire. E non considero nemmeno la pubblicazioni di intercettazioni o stralci delle procure, perché li le inchieste le hanno fatte altri. E i giornali li paghiamo tutti, non fossero altro per le sovvenzioni statali.
    Non solo. Tanti giornali di fatto si abbeverano dalla rete, sfruttano il lavoro dei fessi che vanno a leggersi opere poco conosciute in Italia o eventi che da noi non producono eco, per poi “abbellirli” sulle loro pagine di cultura e cronaca estera. Fanno finta di aver scoperto un filone anche quando è notoriamente virale e rimbalza sulla rete da mesi.
    Meraviglioso un commento di chi dice sprezzante “io non pago anche il canone Rai, figurarsi un blog” tralasciando che è una tassa, per quanto ingiusta e di sicuro odiosa, di possesso e che lui la con ogni probabilità evadendo. Traspare quasi una sorta di orgoglio nel non pagare, e lo spettro della crisi è solo una scusa per giustificare un comportamento che puzza di furbizia lontano un miglio.
    Il problema poi della Annunziata è anche generazione, parla di cose astrattamente, che non vive, che non conosce, con le quali non ci si è mai sporcata le mani.

    1. Ecco, bravissimo: la tanto citata stampa ufficiale da anni ricava articoli sui Tweet dei politici e sugli status facebook delle celebrità. Poi mi vengono a parlare di lavoro d’analisi e di spese di mantenimento…

  13. Piccolo ragionamento, ad uso di chi come Andrea/Drima non ha afferrato un paio di concetti di base. Un blog dal punto di vista tecnico è uguale in Italia come negli USA o in Russia, giusto? Dietro un blog c’è sempre almeno una persona che lo utilizza per condividere informazioni e/o contenti con gli utenti, anche questo è vero in tutto il mondo, giusto? Detto questo, come mai in paesi terribilmente arretrati come i nostri vicini europei (Germania, Francia, UK) o in economie altrettanto fuori dalla modernità in Asia (Giappone, Corea del Sud, Indonesia) ci sono blogger che VENGONO PAGATI per quello che fanno?
    Mistero.
    Come mai ci sono fior di italiani che si collocano sui mercati incredibilmente vetusti di cui sopra e guadagnano per quello che fanno?
    Mistero misterioso.
    Infine, come mai nel momento in cui si vuole fare un minimo di ragionamento sull’argomento e si vogliono coinvolgere i lettori spuntano fuori questi meravigliosi esempi di cultura?

    1. Non è un mistero Angelo. La domanda di mcnab-alessandro è: perché non vengo pagato come si fa in altri paesi? Mi sembra di aver chiarito perché qualcuno (l’allenatore) prende i soldi e qualcun’altro no. I soldi non li regala nessuno. In questi paesi esteri evidentemente chi paga il blogger avrà il suo tornaconto (brutalmente espresso in €, $, Y) grazie a pubblicità “verticali” poste a margine della pagina o attraverso la vendita di dati o ogni altra malata tipologia di mercificazione del nostro traffico digitale.
      Ma sono ignorante. Chi li paga i blogger in questi paesi? Voi lo sapete vero? Li pagano i lettori? O qualcuno che ci guadagna sopra?
      Se devo pagare sceglierò con cura come farlo perché il mio apprezzamento sarà limitato dal budget che ho.
      Il mercato italiano di contenuti digitali non ha ancora raggiunto livelli tali (come per le carte di credito o per gli acquisti on-line) da permettere di guadagnare con il traffico in rete. E’ un semplice problema di mercato. O chiedere cifre simboliche per l’accesso ai contenuti e perdere così il 75% dei lettori. Ma il lato positivo è che guadagnerà lettori fissi sicuramente migliori di quelli occasionali (che saranno duri a mollare).
      Ma qui stiamo parlando di soldi e solo di soldi? O anche di passione per quello che si fa? Perché se il problema sono i soldi un blogger può “emigrare” digitalmente o praticamente in questi mistici paesi, e farsi pagare, semplicemente (sono ironico, si capisce?) imparando la lingua di quel paese.
      Visto che l’ospite di questo blog regala parte dei suoi scritti non credo di fare un ragionamento così lontano dal suo (se sono Carl Marx lui allora è un po’ Engels).
      E poi come fareste per decidere come verrà pagato il blogger? In base al numero di visite? Il blog di Belen dovrebbe fare un sacco di soldi mentre uno interessante, ma di nicchia, vivrebbe di stenti. Questo porterebbe inevitabilmente a un degrado della qualità dei contenuti per avere più visite.
      O il pagamento sarebbe in base ai commenti rilasciati?
      Magari dopo avremmo commentatori specializzati nell’aumentare le visite perché abili nel provocare risse digitali con commenti provocatori. E poi non li vorremo pagare questi flamer/troll per il loro lavoro di animare la discussione su un post un po’ moscio?
      Non sto dicendo che così mi piace o così è giusto. Dico solo come vedo la situazione.
      Ho un punto di vista obsoleto? E per questo dovrei sparire? Sono una resistenza culturale alla vostra possibilità di bloggare guadagnando?
      Ribadisco che dare e avere stimoli culturali e sociali, come ad esempio partecipando a una discussione su un forum o un sito, sia utile al mio spirito e a quello degli altri. Ma io non vorrei mai essere pagato per dare il Mio giudizio, né voglio pagare per avere il Vostro. Lo scambio di idee è fatto alla pari e tutti si arricchiscono.
      Ma ognuno può fare quel che vuole e mettere a pagamento il blog. Magari pagherei per postare roba qua dentro o magari no.
      Ora, onde evitare un ulteriore degrado dei contenuti di questa discussione causati dai miei “meravigliosi esempi di cultura”, mi eclisso. Salvo che non vogliate ulteriori opinioni del sottoscritto ma poi se arrivo a 5 opinioni elargite chiederò una percentuale del 5% (tranquilli, pagabili in buoni-stima) a Alessandro-McNab per il traffico generato. Saluti.

  14. Ma scusatemi, dire semplicemente “Non voglio pagare” è così brutto?
    In fondo è quello il punto, giusto?
    Certo, è più facile sostenere questa posizione con un blogger che, per dire, col panettiere o col benzinaio, ma la questione è tutta lì.
    Gli italiani non vogliono pagare.
    Specie per qualcosa, come la cultura, che è considerato superfluo.

  15. Ciao Alex (stavolta do del tu),

    “Bloggare vuol dire, al contempo e paradossalmente, non appartenere a nessun albo, casta o loggia massonica; quindi significa non contare un cazzo. Vedasi …”

    Ho letto e riletto il tuo articolo, post a mio avviso è riduttivo, specie il commento da te citato.
    Vero non appartenete, come categoria, a nessun albo professionale ma ciò non toglie che, nel vostro lavoro, siete comunque soggetti alla legge e questo, per me, paragona il blogger ad un giornalista …
    Se, per caso, sbagli a immettere un link, una foto, ecc., preso da altri senza permesso non incappi in guai di copyright?
    Se, sempre per caso, dici la tua su un personaggio, un pensiero, una cosa accaduta di pubblico dominio, non rischi denunce, ecc.?

    Quindi … alla fine, quali sono le differenze tra un giornalista stipendiato ed un blogger che fa, di una passione, un suo lavoro?
    Per me nessuna … ma ahimè io son ignorante in queste cose e potrei anche aver scritto fandonie.

    Purtroppo, e paradossalmente, nella nostra nazione ci dimentichiamo che abbiamo in mano una potenza: la creatività tutta italiana.
    Eppure, misteriosamente, uno non può fare della creatività il suo lavoro se esso non sia “protetto” da un albo, da un pezzo di carta.

    Due giorni fa ti ho scritto che hai guadagnato un lettore … oggi ti dico che, dopo ricarica, ti sei guadagnato un simbolico euro … non solo per aver “scroccato” ebook, quanto per dare, seppur simbolicamente, un giusto valore a chi, della creatività, ha fatto il suo lavoro e di chi, ha dispetto di chi lo crede, sa di essere felice e libero.

    1. Un commento confortante, per fortuna!
      Leggendo quelli al post di Angelo mi sono seriamente preoccupato. Non immaginavo ci fosse tanto livore là fuori.
      Probabilmente molti pensano davvero che bloggare quotidianamente di una molteplicità di argomenti sia solo tempo perso.
      Lieto di scoprire che per qualcuno non è così 😉

  16. Non è che i blogger sono meno meritevoli d’essere pagati rispetto ad altre categorie che invece lo sono. E’ che la natura delle due entità (blogger vs the world) è differente, o almeno, lo è qui in Italia. Io l’ho già detto da Buta, e lo dirò domani in un post. Non pagherei per un blog. Ma non perchè lo considero ”merda” o ”indegno”, è che mi pare una ”forzatura” pretendere che il sistema che c’è all’estero, grazie a cui ci si può vivere di blogging , funzioni e sia applicato subito e ora da noi. E’ giusto invitare alla riflessione sull’argomento, è giusto (per ”gente” nei tuoi panni) lamentarsi della situazione, visto il confronto con l’estero. Però trovo sbagliato criticare così fortemente il pensiero convinto di altre persone, come ad esempio quello esposto dal commento che hai evidenziato tu. Come dice lui ”sostenere un blog se si ha voglia di farlo” è un’ottima cosa. Persino lui lo farebbe. Paragonare un blogger a un giornalista (a livello di remunerazione) però, trovo anch’io non sia corretto. Da una parte c’è passione, nata come hobby e voglia di divertirsi (se non è così dimmi perchè hai iniziato), di informare ecc. ecc. Dall’altra c’è lo studio (e faticoso, perchè lo è) per ottenere un lavoro quale è quello dei giornalisti. Tu dici che il blogger investe tempo, e cosa conta più del tempo a questo mondo? E’ vero. Ma non dimenticare che il tempo che impieghi tu (e io pure) per scrivere un post (e documentarti ecc. ecc.) è sicuramente diverso da quello investito in anni di studi di rospi ingoiati a scuola, università, stage ecc. da chi vuol compiere la professione di giornalista. Anche tu hai fatto simili investimenti e sacrifici nella tua vita certo, e difatti vieni pagato per il lavoro che fai, non per un hobby, per quanto nobile sia, perchè di quello si tratta. E che ti piaccia o no, in Italia è così. Lamentati col sistema, con la cultura, con l’istruzione, con la politica, con chiunque abbia portato questo posto in cui viviamo ad essere tanto diverso (a livello di pensiero in questo caso) dai paesi la fuori. Io la penso così! Per il resto mi esprimo domani … Spero di non averti ”urtato”, è che mi ha preso la questione xD

    1. Ok, tutto bello ma non mi hai dato una vera risposta 🙂
      Perché il mio amico che fa serate con la sua band prende quattro spiccioli (sacrosanti) e un blogger no?
      Lui diverte con la musica, il blogger diverte con le parole.
      E se mille persone seguono il blog di Sommobuta è perché si divertono, ma solo a gratis.
      Come chi scarica gli mp3 gratis. Non c’è differenza.
      E basta con sto paragone coi giornalisti, che ci sta solo per pochi blog e in pochi settori 🙂

      Poi qui non si critica il diritto di non pagare per un servizio, bensì siete voi a criticare perfino la liceità di chiedere un euro al mese, come se fosse un reato.
      In amicizia ma… ripigliatevi 😉

      1. Abitudine, sistema sbagliato e furberia?! Le risposte le sai benissimo. Solo (giustamente) ti da fastidio che persone con blog come il tuo vivano di ciò che scrivono mentre tu, ugualmente meritevole, non puoi.
        Ti aspetteresti mai di andare a un concerto senza pagare, anche di una band ”scrausa”!? Non credo. Pagheresti mai ogni singola canzone che scarichi? Io vado a scrocco selvaggio con la musica, e credo lo faccia anche tu. La questione è complessa, c’è poco da fare. E non critico affatto il vostro ”chiedere un euro al mese”, trovo solo naturale che ci siano molte risposte NO alla domanda di sommobuta. Ci vuole tempo per cambiare le cose 🙂 E se qui tutti vedono da sempre questi blog come efficienti (forse proprio perchè nate senza pretendere nulla) fonti di informazione gratuite, perchè dovrebbero porsi il ”problema” del pagare?

        1. A me Cervello, per dirla tutta, dà fastidio che persone con un blog come il mio sostengano di non essere degne di auspicarsi un ritorno per ciò che scrivono.
          Che non è necessariamente denaro.
          Può essere un regalo pescato da una wishlist.
          Può essere un invito a cena se passo dal tuo paese.
          Può essere semplicemente il riconoscimento della dignità del mio lavoro non come una cosa che mi è cascata fuori dal buco del culo mentre poltrivo, ma che è frutto di passione, lavoro, ricerca.
          Il fatto che ci siano blogger che mi vengono a dire che non ho il diritto di essere pagato, quello mi fa infuriare.
          (non parlo naturalmente per Alex. Lui si infuria per quel che pare a lui)

          1. Intanto io parlo di ritorno economico. Perchè un ritorno in altre forme per il blogger c’è sempre: lettori, commenti, stima, amicizie nuove, collaborazioni, divertimento ecc. Io sinceramente non è che non mi sento ”degno” di auspicarmi un ritorno economico per ciò che scrivo. Il punto è proprio che non vedo perchè dovrei averlo ‘sto ritorno economico. Scrivere il blog è una scelta che ho fatto io, un modo per sfogarmi, divertirmi, appagare il mio ego ecc. Non riesco a considerare il bloggare come un ”lavoro” o una fonte di guadagno. Sarà un mio limite non so che dire. E ciò consegue che si, non pagherei altri blogger, ma ciò non toglie che un riconoscimento come un invito a cena o un segno della mi stima sotto altre forme lo darei volentierissimo. Quindi, non ti sto dicendo che non hai diritto di venir pagato. Sto dicendo che io non pagherei per darti (mi riferisco a te ma parlo in generale) riconoscenza, ma ti darei riconoscenza in altri modi. Questo perchè ho questa visione, nata dall’esperienza fatta (ovviamente differente dalla tua e da chiunque altro) con questo mondo. Potrei pure cambiare idea in futuro eh! E assolutamente non ho mai detto che i blogger sono senza dignità, tanto meno il loro lavoro. Sono un blogger pure io! Mica mi tiro merda da solo xD

        2. Ed è qui che proprio non ci siamo.
          Io da quando lavoro la musica la compro su iTunes. In primis perché i prezzi sono adeguati. In secondo luogo perché so che i cantanti che stimo vivono e possono continuare a produrre musica anche grazie al mio euro, pagato per acquistare il loro singolo.
          Idem per i film. Ne guardo moltissimi in streaming. Quelli che apprezzo li compro in DVD appena calano sotto la quota fatidica del 10 euro. E vado pure spesso al cinema.
          Quindi è proprio una questione di mentalità. Credo che potremmo andare avanti per venti commenti e non riuscirei comunque a capire le tue obiezioni.
          Limite mio, eh.

          1. Eh io soldi non è ho troppi. Quello che riesco a fumetti, manga e libri che mi piacciono lo compro, anche se già letto gratis sul web (tipo con le scan). Musica ammetto che nada. Poi sono pure un po’ primitivo perchè non ho ancora possibilità di pagare su internet. Comunque non è propriamente in tema col blog questo… :/ Musica, film, libri so che si dovrebbero pagare. I blog… Vabè, ho già detto come la penso e lo dirò meglio domani.

          2. Domanda e Risposta al volo per Cervello:
            “Tu dici che il blogger investe tempo, e cosa conta più del tempo a questo mondo? E’ vero. Ma non dimenticare che il tempo che impieghi tu (e io pure) per scrivere un post (e documentarti ecc. ecc.) è sicuramente diverso da quello investito in anni di studi di rospi ingoiati a scuola, università, stage ecc. da chi vuol compiere la professione di giornalista.”

            Al di là dell’esperimento e dell’euro, tu pensi che la gente segua i miei report (che li porta quindi a venire sul forum, sulla fanpage e poi sul mio blog) perchè sono bello e “simpatico”, o perchè hanno capito che io impiego il mio tempo a documentarmi su tutti quelli che sono i riferimenti storici, artistici, folkloristici, scientifici, fantastici, mitologici, fenomenici (e quant’altro) presenti in OP, prima di sparare “minchiate” davanti a una videocamera come fanno praticamente il 95% di Youtubers che parlano dello stesso argomento? E quando parlo di un argomento ben circoscritto, credi che me lo stia inventando al momento, oppure che faccia parte di un “piccolo” bagaglio culturale che mi sono creato “investendo in anni e anni di studio”?

  17. My 2 cents: pagherei 1 euro al mese per leggere un blog che mi piace?
    Sì, perché un euro è una cifra che ci si può permettere anche in tempi di magra, e che ripaga la fatica di chi aggiorna il blog con costanza.
    Il problema nasce però quando si considera che seguo almeno un centinaio di blog che mi interessano tutti parecchio – God bless RSS; a questo punto, va da sé che se tutti mi chiedessero 1 euro (una richiesta onestissima, da parte di ognuno di loro) io al mese ne spenderei 100, e a quel punto la cifra sarebbe non sempre semplicissima da sostenere.
    Cosa dovrei fare a quel punto?
    Dovrei scremare, per forza di cose, e rinunciare a leggere roba che adesso leggo con grande interesse. E sarebbe un peccato – sicuramente per me, ma forse anche per chi scrive e si troverebbe ad avere meno visite di quelle attuali.

    1. Ma esiste anche il caso complementare.
      Consideriamo che l’obolo per il blogger sia quello che mi permette di non dovermi cercare un secondo lavoro per pagare bolletta e abbonamento alla rete, e che perciò garantisce l’esistenza del mio blog.
      Senza un contributo da parte dei lettori, il mio blog dovrebbe chiudere – perché o mancherebbero i quattrini, o mancherebbe il tempo.
      E sarebbe un peccato – sicuramente per me, ma forse anche per chi legge e si troverebbe ad avere meno blog da leggere di quelli attuali.

      Senza intento polemico – ma non vi pare che la cosa sia stata presa in maniera vagamente unilaterale?
      Com’è che chi legge i blog ha tutti i diritti, e chi li scrive no?

      Abo, parli di fare una scrematura.
      Che credo sia quella che fai quando vai in edicola a comprare riviste – magari ce ne sono sedici che ti interessano, ma ne compri solo tre.
      Perché coi blog no?
      Perché I want it all and I want it now?
      Per nostalgia di Freddie Mercury?

      In fondo, il biglietto d’accesso è una scrematura – garantisce che io venga letto solo da coloro che sono veramente interessati a ciò che scrivo.
      Niente troll, niente commenti a vanvera, niente persone che si collegano e restano su un post da 1500 parole per sei secondi (come a statistiche di utenza).

      Perché la scrematura la dovrebbe poter fare solo chi legge?
      Facciamo così – mettiamo una tariffa di dieci centesimi a commento.
      Perderemmo un sacco di commenti ai nostri blog – ma forse sarebbero quelli di cui già adesso faremmo a meno.

      1. Davide, il tuo blog dovrebbe chiudere se non ci fossero i lettori. E la prima cosa che un blogger vuole, è essere letto. Che chi legge ti paghi o meno, per te, non dovrebbe fare differenza. Vi riempite la bocca con concetti tipo libertà di espressione, comunità, condivisione, tutti uguali e volemose bene e chi più ne ha più ne metta… e poi proponete follie tipo che per ogni eventuale commento bisognerebbe sganciarvi dei soldi?! Ma davvero?
        A questo punto, se lo dite, fatelo: mettete il biglietto d’accesso, e divertitevi insieme ai lettori fissi disposti a seguirvi. Ma fatelo però, perché altrimenti stiamo parlando del NULLA.

        1. @Marino Rei: Io non sono favorevole alla libertà di espressione, infatti il mio blog è pesantemente moderato.
          La battuta sull’obolo a commento era – appunto – una battuta. Acquista un po’ di umorismo. Anzi, scaricalo gratis da eMule.

        2. Marino, potrei commentare le tue parole in un sacco di maniere, ma poi probabilmente mi prenderesti sul serio, e ti faresti male provando a fare ciò che dico.

        3. Uhm… Ma de che?
          Come potrebbe non fare differenza se chi mi legge paga oppure no? Ad un musicista fa differenza che chi va ad un suo concerto paghi il biglietto, porcoddeno! Così come a uno scrittore fa differenza se chi legge un suo libro lo ha pagato oppure no!

      2. @davide: Intendiamoci, io non voglio limitare i diritti e le libertà di nessuno: se un blogger decide di chiedere un “abbonamento” non mi permetto di criticarlo. E anzi, sono il primo che ha sostenuto svariate iniziative online con donazioni volontarie. Dico solo che se le donazioni diventassero obbligatorie – quelle volontarie ci sono già, e a quel che leggo in giro non funzionano – il sistema non so se reggerebbe.
        Il paragone con le riviste da un certo punto di vista calza, ma nella mia visione delle cose un blog è un’altra cosa, sintetizzabile con l’interazione tra chi scrive e chi legge/commenta.
        Che poi è quello che auspicavo quando ho aperto il mio blog (con scarsi risultati, forse, ma quello è stato colpa mia e del fatto che forse quello che scrivevo non era poi così interessante: e infatti ho smesso).

        1. È molto interessante, io credo, proprio il discorso sulle donazioni – che da noi non gira granché, mentre altrove gira benissimo.
          È lì che io dico che è una questione culturale profonda – siamo scrocconi nell’anima, tutti.
          Non vogliamo pagare.
          La sola idea che qualcuno, dopo averci dato un assaggio gratis, ci presenti il conto, offende la nostra visione della vita.
          È GRAVE – non per gli effetti che ha sul mio blog o sul tuo, per gli effetti che ha sulla società.

          1. Quello che scrivi è profondo e sacrosanto. E’ il cuore del problema. E credo sia dovuto solamente ai costi da pagare su cui si dovrebbe essere molto cauti. Ma allora poi mi paghi anche per un mio commento intelligente alle tue considerazioni banali. Perché a volte può capitare che il blogger professionista cali di tono e il commentatore faccia una considerazione geniale sull’argomento che il blogger sta trattando.
            O l blogger ha sempre ragione lui?
            Se mando un cruciverba o una barzelletta alla settimana enigmistica (e me lo pubblicano) allora mi pagano. Intendies?
            Qua nessuno mi paga per i miei commenti.
            Eppure un blog è fatto da tutti i commentatori perché il solo post di Alessandro (qualunque cosa abbia scritto) non conta una cippa senza i commenti, senza l’interazione dei lettori/coautori.
            Conta quello che stiamo scrivendo, il confronto, la cultura.
            Almeno per me.
            E siamo tutti alla pari.
            Drima “reprise” (inahutorized comment).

          2. @Andrea, se però Davide pone un problema culturale e tu rispondi con una roba del genere, la discussione non ha senso.
            Davide sostiene che secondo certi italian scrocconi NON solo i blog dovrebbero essere gratis bensì tutto.
            Prendi una canzone, non è certo fatta anche dei commenti. Così come un libro non è fatto delle recensioni che riceve.
            Eppure, leggendo diversi interventi a questo mio post, si deduce che dovrebbero essere anche loro gratis, perché “io non ho soldi da spendere per la musica” “io mi cerco le scan gratuite su internet” etc etc.
            Per me la cosa si riallaccia al discorso di pubblicare un blog chiedendo un abbonamento di pochi euro l’anno, per te no.
            Le nostre posizioni sono inconciliabili e più o meno non concordo con nulla di quanto hai scritto nei tuoi messaggi, quindi direi che questa è la mia ultima risposta.
            Contento che comunque la discussione sia rimasta civile.

    2. @Abo: Dovresti scegliere diciamo una decina di blog che vale la pena pagare, a discapito di altri.
      In tal modo spingeresti quelli che non reputi degni dei tuoi soldi a migliorare, o a tornare gratuiti. Per dirla in un altro modo, creeremmo un mercato concorrenziale. Che poi è quello che io auspico.

      1. In poche parole, mettere in pratica, al mondo blog, quelle 15 regole lette in un tuo articolo di qualche giorno fa …

  18. @mcnab: sì, ok, era una battuta, ma il concetto che voleva esprimere rimane lo stesso: “io scrivo, tu mi paghi e, se non lo fai, agisci in modo scorretto, perché io ti fornisco un servizio che non sei disposto a riconoscere.” Perlomeno è questa la sensazione che traspare.
    Il problema è che seguendo questo ragionamento, i primi a dover pagare dovreste essere voi: wordpress, blogspot altervista e altri siti vi danno la possibilità di esprimervi gratuitamente, ma per te sarebbe giusto dover pagare per ogni vostro articolo?
    Oppure, se volete ricevere un compenso, rivolgetevi proprio a loro, a chi vi fornisce uno spazio gratuito per scrivere, dato che contribuite alla loro esistenza. Non ai lettori.
    E sia chiaro, non faccio sicuramente parte di coloro che pensano che un giornalista meriti di essere pagato e un blogger no.
    Volete ricevere compensi: mettete il tasto delle donazioni, va benissimo. Volete assolutamente ricevere compensi: fate pagare l’accesso al blog.
    È che proprio non capisco quale sia il problema.

    @davide: commenta commenta, finché non dovrò pagare per farlo, ti risponderò con piacere.

      1. Qui si ritorna al discorso di prima: quanti blogger sarebbero disposti a pagare il sito che li ospita?
        Non capisco il tuo primo “mai”. Anzi, credo di sì, ma non capisco su quali basi tu possa dire una cosa del genere. Intendi in generale? Perché allora bisognerebbe mettersi a discutere di cose noiose tipo società, politica…
        Per quanto riguarda il discorso sui blog, la mia risposta è ovvia e immagino si sia capita. Posso anche scriverla: non pagherei mai per leggere un blog, o un qualsiasi altro sito di informazione.

          1. Non sono dovute, ma dovrebbero essere libere.
            Comunque basta fare in modo che le varie piattaforme tipo wordpress e blogspot forniscano solo più servizi a pagamento. Se tu, blogger, vuoi usarle, devi pagare. Idem per i lettori, che possono accedervi solo se abbonati. Se poi i soldi che ti arrivano dai lettori ti permettono di pagare chi ti fornisce lo spazio bene, altrimenti chiudi il blog. Mi sembra una soluzione orrenda, ma almeno sarebbe coerente.
            Anche perché ancora nessuno ha risposto alla domanda: quanti blogger sarebbero disposti a pagare il sito che li ospita?

          2. @Marino: qui caschi male. Ho sempre pagato per la versione “pro” delle piattaforme di blogging a cui mi sono appoggiato, perché mi garantiscono di lavorare meglio. Volevi una risposta, eccotela.
            Riguardo alla selezione naturale che tu paventi, a me andrebbe benissimo.

  19. Non volevo commentare a questo post ma… ma poi mi è tornata in mente una discussione fatta al lavoro con alcuni colleghi più giovani che:
    a)
    Ritengono sia giusto scaricare gratuitamente i brani dei musicisti (e quindi non pagare il loro lavoro…) perché tanto fanno i concerti, giusto?
    b)
    Ritengono che il calcio sia un divertimento, per cui i calciatori non dovrebbero essere pagati per farlo (oddio, in alcuni paesi è effettivamente così, i calciatori fanno altri mestieri e hanno diritto a poco più che una indennità di trasferta per quando giocano fuori città).
    c)
    Ritengono che i film vadano visti gratuitamente esattamente come i brani musicali. Per cui gli attori andrebbero pagati solo con gli incassi al cinema, che ovviamente sono sempre più bassi visto che la gente scarica i film e non va più al cinema!

    Insomma, ragionando superficialmente, il blogger, per guadagnare qualcosa, dovrebbe organizzare degli eventi pubblici, in piazza, a pagamento, dove leggere/recitare i propri post al pubblico pagante. Chissà! Magari funziona.

    Ci vuole pazienza… quando Kindle for blogger sarà disponibile anche in Italia, forse qualcosa potrà cambiare
    https://kindlepublishing.amazon.com/gp/vendor/sign-in
    (in teoria funziona già adesso, ma i pagamenti vengono fatti solo su conti USA, e quindi sarebbe un guadagno della cippa!) ^_^

    1. Il blogger-giullare… già in tanti ci vedono così, quindi magari sarebbe proprio da scendere in piazza con un buffo cappello in testa e vedere se si tira su qualce monetina 😀

      Comunque i tre punti che elenchi sono corretti, ahimé. Tutto subito e tutto gratis! Questa è l’Italia.

  20. Premesso che non sono un blogger, e nella speranza che sia evidente il mio intento non polemico, io non riesco a vedere il problema.
    Condivido pienamente il post di andrea (drima). Io pensavo che il semplice avere tanti lettori fosse già un traguardo per un blogger, ma così non sembra.
    Ci sono due aspetti da chiarire:
    1) Cosa vi ha spinto ad iniziare ad essere dei blogger?
    Soldi? Fama? O la semplice voglia di scrivere, di essere letti e di avere uno scambio di idee? La mia risposta ovviamente sarebbe il desiderio di uno scambio di opinioni.
    2) Perchè dovrei pagare per leggere ciò che voi liberamente mettete in rete gratuitamente?
    Non mi vuoi più tra i tuoi lettori? Semplice, fai un accesso a pagamento al tuo blog. Dove sta il problema?
    Il prezzo poi lo farà il mercato.
    Io è la prima volta che approdo sul tuo blog, se fosse stato a pagamento mai ci sarei arrivato.
    Ogni tanto leggo “perchè un giornalista viene pagato e noi no?”. Semplice, il giornalista se non viene pagato non scrive il pezzo. Voi il pezzo lo scrivete lo stesso senza che nessuno ve ne faccia richiesta.
    Non voglio apparire brutale, non era nelle mie intenzioni, anzi ti ringrazio per lo spazio concessomi, ma veramente non afferro il problema. Vorreste essere pagati per qualcosa che comunque fate gratis e che nessuno vi ha richiesto? E’ come se una persona che fa del volontariato ad un certo punto decide che desidera essere pagato per quello che fa. Lo capisco, è ammissibile. Legittimo anche. ma allora non è più volontariato è un’altra cosa. E’ un albergo e non una casa ospitale, vero Davide?
    Un cordiale saluto a tutti Voi.
    Daniele

    1. Per carità, si può anche dissentire in modo radicale, come in questo caso, ed esprimere dei commenti comunque sensati (come hai fatto tu).

      Solo due cose: ribadisco di non riconoscermi nel parallelismo blogger/giornalisti, perché la categoria dei blogger è molto più variegata.
      Plutonia Experiment, per esempio, non fa il verso ai giornali. E’ senz’altro più un blogger scrittorio.

      Che poi uno non voglia pagare per leggere un blog ovviamente ci sta tutta.
      Ma qui – e non dico tu – si critica perfino la liceità di chiedere un obolo per finanziare il blog.
      Ora, vedendolo io come una forma d’intrattenimento non diversa da: musica, lettura, sport, etc, non vedo perché dovrei sentirmi in colpa chiedendo un euro se ciò che ho fatto piace alla gente che viene a cercarmi. La quale, se è turbata dall’esosa richiesta, può semplicemente andarsene.
      Esattamente come fa chi non compra dischi di un determinato cantante, libri di un determinato scrittore etc etc.
      Ripeto: non voglio discutere del parallelismo coi giornalisti perché secondo me copre solo una parte marginale della questione. Non la mai, nello specifico.

      Comunque, giusto per concludere, non ho mai inteso il blogging come volontariato.
      E’ una passione e io appartengono al partito che ritiene che una passione possa diventare lavoro, e con essa sostenere chi lo svolge.
      O almeno provarci.

    2. Daniele, essendo la tua opinione espressa come commento su un blog e non in un formato istituzionale (una lettera al direttore, ad esempio), la tua opinione non conta assolutamente nulla.
      La tua opinione è carta straccia.
      Non dico che sia stupida, bada, dico che non vale la pena di porsi la domanda se lo sia o no.
      Il tempo speso a leggerla è tempo sprecato.
      Ciò che pensi è meno di cacca, perché con la cacca ci potrei concimare i fiori, con la tua inutile opinione, no.

      Ora, se io dicessi seriamente ciò che ho appena scritto qui sopra, tu probabilmente ne saresti infastidito.
      Ed avresti ragione perché la tua opinione conta.
      O dovrebbe contare.

      Però quello che qui sta venendo fuori è che ciò che io scrivo sul mio blog non conta assolutamente nulla.
      Perché se c’è, bene.
      Se non c’è, chissenefrega, leggeremo qualcos’altro.
      Per cui se io dico “pagate l’autore!”, mi sento dire “ehi, stronzo, sei tu a dover pagare noi che ti leggiamo, perché senza di noi tu non conti nulla.”
      E questo, aggiungo, è un discorso che viene fatto per chi scrive blog (“chemmefrega, io non ti leggo più”), chi pubblica ebook (“chemmefrega, tanto posso scaricarti gratis da eMule”), per chiunque cerchi di fare un lavoro creativo al di fuori dei canali autorizzati.

      Il coro che si è levato in questi giorni in risposta a tutti i post su questo argomento dichiara a gran voce solo l’assoluta mancanza di rispetto e considerazione per ciò che stiamo facendo.
      Io che scrivo.
      Tu che commenti.
      Loro che leggono.

      1. Però da come la metti giù pare che se non si paga non si da una degna riconoscenza al blogger… Non voler pagare non mi pare significhi ”assoluta mancanza di rispetto e considerazione” per ciò che fate/fanno/facciamo/facessero (adesso inizio a fare le coniugazioni cazzo!xD) noi blogger…

        1. Mandami un mazzo di rose.
          Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa di tangibile per segnalare il tuo apprezzamento a un blogger?
          Non dico ribloggare, segnalare su facebook o ridare il link – posso programmare robot che facciano altrettanto.
          Ma quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa di personale, pensato, sentito e tangibile perché avevi apprezzato il lavoro di un blogger?
          Un mazzo di rose.
          Una scatola di cioccolatini.
          Un biglietto per un concerto.
          Quando è stato?

          1. I commenti per me sono un apprezzamento tangibile. Le visite pure. Così come lo scambio di link, la segnalazione, la conoscenza del blogger e magari pure un amicizia e collaborazione. Non trovo né sensato né dovuto dover offrire qualcosa di ”materiale” per dimostrare il mio apprezzamento. Se poi a te non bastano le cose da me elencate non so cosa farci. Ognuno è diverso, ognuno ha il suo modo di ”digerire” e vedere gli apprezzamenti.
            Quindi, rispondendo alla tua domanda, ho dato segni di apprezzamento ai blogger che secondo me lo meritano in queste maniere.

          2. Sul valore dei commenti come apprezzamento tangibile… parliamone. 😉
            Ci sono commentatori che io pagherei, perché andassero a commentare altrove.
            😀

  21. Visti gli ultimi commenti devo ammettere che sono un pò perplesso.
    Io sono blogger da un paio d’anni, poco per poter chiedere di venir pagato per quello che faccio. però, e qui credo che stia il vero problema, noi facciamo quello che trovate in giro per riviste di cinema, di videogiochi e di letteratura. Insomma, una recensione serve? se sì allora è giusto che fosse retribuita.
    Non si chiedono cifre assurde (un ipotetico euro al mese vi sembra esagerato???) quando magari si scialacquano capitali ben più sostanziosi in quelle stesse riviste di poc’anzi, in cui non si ha modo di interagire, ci si becca quello che vuole la redazione e vi deve andare bene così.
    Un blog è un sistema innovativo per fare informazione, informazione che però deve essere gratuita solo perchè chi lo cura si diverte a farlo…
    Ma siamo fuori?!
    Io sono un cuoco, e mi diverte farlo, quindi dovrei farlo gratis?
    Dai, non scherziamo…
    Il problema è che si vuole vivere nel tutto, subito e gratis, fregandosene di quanta fatica, lavoro o impegno sta dietro il prodotto finito…

    1. Perché qui da noi c’è ancora molta gente che ritiene “non onorevole” che una passione diventi lavoro.
      Il lavoro deve essere qualcosa di cui ci si lamenta, da cui si fugge. Se è qualcosa che ti piace, evidentemente sfuggi al modello standard e quindi dai fastidio.

    2. Forse ho tralasciato di specificare un piccolo particolare, ma dal tuo post mi correre l’obbligo di sottolineare un aspetto importante.
      Il blog classico, quello che intendo io, è il blog generalista, dove l’autore discetta di tutto e di più. Oggi parli di Batman e domani parli di zoologia. Così come più ti aggrada.
      Diverso è il caso di un blog di nicchia, dedicato ad un solo argomento; ti faccio un esempio su tutti, un blog di finanza, di economia, di strategie d’investimento. Oppure anche il tuo blog -non lo conosco – dove forse fai lo stesso lavoro che fanno le riviste patinate di settore. Bhe… in quel caso tu dai un servizio preciso, non è più un bla-bla-bla e allora è giusto che tu chieda un abbonamento per l’accesso.
      Ma spetta a te esigere il pagamento od impedirne l’accesso.
      Se il prodotto è valido ed è utile ne avrai un ritorno, altrimenti, per le semplici leggi di mercato, soccomberai o ritornerai ad accesso libero.
      Un saluto.
      Daniele

  22. Caro Davide, non penso che la mia opinione debba essere “istituzionalizzata” per avere un valore, un senso. Comunque non riesco a capire il problema. Se tu vuoi essere pagato è giusto che ti faccia pagare. Fatti pagare! Quello che scrivi sul tuo blog ha comunque un valore sia che ti faccia pagare sia che tu lo faccia gratis et amore Dei.
    Io posso anche capire la tua posizione, ma ritengo che il semplice avere un seguito di lettori sia il giusto premio.
    Poi tu dici “ehi amico, ma io ci perdo del tempo, mi documento, mi do da fare”. Giusto. Fatti pagare! Se trovi gente disposta a pagare per leggerti, ben venga.
    Nota bene, non penso che se lo fai con passione, se lo fai con amore, tu non debba essere pagato. E’ giusto che tu venga pagato se è questo che vuoi. Basta dirlo. Fatti pagare! Da domani metti un blocco d’accesso solo per gli abbonati. Chi te lo impedisce?
    Per me ci sono tre strade:
    – blog a pagamento. Giustissimo!
    – blog ad accesso gratuito. Giustissimo!
    – blog ad accesso gratuito con donazioni. Giustissimo!
    Ripeto, dove sta il problema? Metti un abbonamento e stiamo a vedere che succede.
    Un caro saluto.
    D.

  23. @Sommobuta Rispondo qui perchè non trovo il tasto rispondi sotto il tuo commento. Io credo che la gente (me compreso) guardi i tuoi report perchè sono interessanti. Fossero pallosi ma pur avendo tutto il mondo di ”fatica” che ci sta dietro, non li guarderebbe nessuno. Non credo insomma che la gente dica ”Dai, ha fatto fatica, guardiamo i suoi video!”. In secondo luogo, è ovvio che quando tu parli/scrivi ecc di qualcosa attingi alla tua cultura e a tutti i sacrifici e agli sforzi fatti nel corso della vita per ottenerli. Questo è un buon motivo per pagarti? Io pure scrivendo questa frase sto impiegando gli ”investimenti” fatti per imparare la lingua italiana (esempio stupido, ma il succo è quello). Eppure non mi paghi. Questo perchè la natura dell’ambito in cui io sto mettendo a frutto tali investimenti e fatica non lo richiede. Ecco che quindi io non voglio pagare un blog perchè credo che tale spazio non sia per sua natura adibito a questo risultato. Tu d’altro canto, i tuoi studi li fai fruttare col lavoro che ti remunera. Se poi non trovi un lavoro adeguato a tali studi non è mia la colpa xD I giornalisti saranno perciò fortunelli se la vuoi vedere in questo modo, poichè loro fanno soldi utilizzando in pieno i loro studi. Ricorda infine che è vero, nessuno ti ha chiesto di fare il blogger e di scrivere recensioni. Siano esse identiche o superiori a quelle fatte dai ”recensori per mestiere” non conta. Sai benissimo anche tu che ogni azione è condizionata da ambito e il luogo in cui essa si svolge, che questo ci piaccia o meno. DI conseguenza, in Italia chi fa il blogger non guadagna e per ora sembra ed è una cosa naturale. Basta guardare i NO sul tuo blog. All’estero invece chi fa le identiche cose che proponi tu riesce a campare. Anche lì è il contesto culturale stesso a porre il blog in un ambito completamente diverso dal nostro.

    1. La cosa strana – e lo dico senza problemi – è che nessuno mi chiede di fare il blogger. Poi appena smetto di farlo, appena smetto di sfornare i capitoli di OP, appena smetto di farmi vivo su FB, appena smetto di scrivere di fumetti, appena smetto di fare i report, appena smetto di scrivere “minchiate” arriva il coro lamentoso: “Ehi, quando ricominci a fare il blogger, a fare i report, i capitoli, i vattelappesca sui fumetti?”

      La domanda allora sorge spontanea: vi interessano davvero queste cose? Sì? Bene!
      Se vi interessano, sareste disposti a versare una piccola quota mensile?
      😉

    2. “è ovvio che quando tu parli/scrivi ecc di qualcosa attingi alla tua cultura e a tutti i sacrifici e agli sforzi fatti nel corso della vita per ottenerli. Questo è un buon motivo per pagarti?”
      Porca vacca, SI! 😀
      Cioè, in fondo il senso della retribuzione è questo, no? Pagare per qualcosa che apprezzo, perchè è stata prodotta (sia essa musica, scrittura, teatro, cucina, ecc) attingendo alla cultura personale, nell’accezione più vasta che si possa immaginare. Se gradisco questa cultura, con tutto quello che comporta, allora pago per averla!
      E, purtroppo, finché a così tanti blogger (i 200 dell’HP sono già più di troppi) andrà bene che le cose continuino così, “aggratis”, difficilmente le cose cambieranno. Certo, se i blogger (molti di essi, almeno) si mettessero d’accordo e rendessero a pagamento i loro contenuti… Beh, allora sì che la gente sarebbe disposta a pagare! Altrimenti si dovrebbe accontentare di blog aggiornati raramente, alla bell’e meglio. Un po’ come molti dei giornali gratuiti distribuiti nelle grandi città. Gratuiti, sì, ma di certo non l’unica mia fonte di informazioni e notizie.

  24. @mcnab: Tu paghi per la versione pro, va bene, ma io parlavo di pagare anche per quella base. Comunque mi hai risposto affermando che se fosse tutto a pagamento ti andrebbe bene. Ok, ma andrebbe bene a te a pochi altri. E anche i blog finirebbero per diventare un posto per pochi.
    Mi è parso di capire di non essere l’unico a rimanere spiazzato da questo atteggiamento. Perché il lettore, a un certo punto, pensa: ma questo lo fa per soldi o lo fa per passione? E non dico che le due cose siano inconciliabili, non c’entra niente.
    Purtroppo è vero, hai ragione, la concezione che si ha del lavoro è antiquata e capita spesso di sentire che un lavoro “vero” non deve essere né divertente né piacevole. Ma qui nessuno dice che quello che fate abbia più o meno valore rispetto ad un qualsiasi altro lavoro. Il discorso è un altro. Il discorso è che tu, senza lettori e commenti, chiuderesti il blog. E la maggior parte dei commenti che ricevi, li ricevi per la volontà di scambiare idee e opinioni, anche da parte di gente che non sarebbe disposta a pagare per farlo, ma che si prende il tempo di leggere e partecipare alla discussione.
    Se un blogger si sente in dovere di chiedere ai suoi lettori un compenso, è giusto che lo faccia. Meno giusto è lamentarsi se il compenso non arriva…

    1. Ehm… Anche un assicuratore, senza persone da assicurare, chiuderebbe bottega. 😀
      Così come un ciabattino, un fruttivendolo, un giornalaio, un avvocato, un chirurgo plastico… Qualsiasi lavoro, senza chi fruisce del prodotto, non avrebbe alcun senso. Non ti pare?
      E poi, scusami, nella frase “lo fa per soldi o lo fa per passione?” la congiunzione “o” presuppone che le cose siano in alternativa. Non è colpa tua, è che la cosa è radicata molto a fondo nella mentalità dell’italiano medio.O ti diverti O ci guadagni. Beh, cazzate.
      Che poi la lamentela non arriva perchè non arrivano gli oboli, arriva perchè c’è chi rema contro, porca vacca. In un qualsiasi altro ambito, i 200 blogger che lavorano gratis sarebbero segnalati all’antitrust. 😀
      Prova ad aprire un giornale (o una clinica, o una farmacia) dove, grazie alla collaborazione di amici vari, riesci a dare via tutti i tuoi prodotti (il giornale, i farmaci o gli esami clinici) a 1 centesimo. Vedi se ti lasciano in pace. 😀
      Finchè la gente accetta di svolgere un lavoro gratis (e, nell’ambito della cultura, accade ancora troppo spesso), quel lavoro non avrà mai la dignità che merita. Basta vedere, per esempio, quanto le scuole siano restie ad accettare interventi di professionisti per fare lezione di teatro ai bambini. “tanto lo fa gratis la maestra di italiano”. Sticazzi se la qualità è infima, i risultati educativi sono pessimi e il lavoro degli altri è squalificato!

      1. @gherardopsicopompo: è vero, ma un fruttivendolo, la frutta, la paga. E bene o male anche gli altri lavoratori che hai elencato devono pagare qualcosa a qualcuno per poter continuare ad esercitare. È che trovo brutto associare un discorso come quello dei soldi ad un qualcosa che funziona proprio perché libero e non regolamentato. Come i blog, appunto.
        I “200 blogger che lavorano gratis”, dal mio punto di vista, sarebbero da difendere, non da denunciare.
        Se io, senza voler pagare o farmi pagare da nessuno, avessi voglia di aprire un blog per parlare di… che ne so, trattori agricoli, girerebbero un po’ se per farlo dovessi scontrarmi con un sistema che invece mi impone di dare e chiedere soldi, limitando di fatto la libertà mia e degli eventuali lettori.

        1. Beh, anche un blogger, a meno che non si diletti a parlare di musica, ebook e altre opere che scarica gratis, paga ciò di cui ha bisogno per informarsi. Così come paga la corrente elettrica, il pc da cui blogga, la connessione a internet… E così via.
          Chi lavora gratis non è da denunciare, e non è nemmeno da criticare “di per sé”. Deve solo essere consapevole di essere complice di un sistema che non funziona. Un sistema in cui, per dire, i calciatori continueranno sempre a guadagnare milioni, finché c’è gente disposta a pagarli, quei milioni. Così come chi ora è COSTRETTO a lavorare gratis non per amore della cultura, ma perchè i “datori di lavoro” potranno sempre dire: “perchè devo pagarti? C’è tizio che me lo fa gratis!”
          Questo è un danno.

          1. La corrente elettrica la paga anche quello che sul tuo blog passa e lascia un commento. È uno scambio, ci guadagnate entrambi. Per quanto riguarda il resto, mi sa che hai ragione, ma la colpa non è né dei blogger né dei lettori. È del sistema, appunto. Ma da qui non ne usciamo più… 😀

        2. Quindi, per esempio, visto che uno scrittore mi vende il suo libro senza però aver speso nulla, corrente a parte, è alla stregua di un blogger che chiede un compenso?
          Devo aver capito male, lo spero…
          Vogliamo regolarizzare la categoria? Bene, non c’è problema, se dall’altro lato la gente imparasse cosa vuol dire scrivere un blog. Con una mentalità simile, in cui non si può nemmeno mettere in vendita un ebook a 90 centesimi senza incorrere nelle ire di chissachì, mi dispiace ma la vedo dura…

          I blog non sono facebook, e nemmeno twitter: vuoi scrivere di trattori? Lo si può fare benissimo da lì. I blog sono uno strumento diverso, più complesso di quanto non si pensi…

          1. @narratore: no, allora, fin qui si parlava di accesso ai blog.
            Se lo scrittore, in modo indipendente, ti vende il libro, è giusto pagarglielo. È l’atteggiamento che conta. Se un autore specifica che i suoi ebook sono disponibili gratuitamente con offerta libera, e io ne prendo uno e mi piace, magari gli lascio anche 5 euro, non 90 centesimi. Poi però non deve prendersela se non tutti gli danno dei soldi, altrimenti mi crolla il concetto dell’offerta libera.
            Regolarizzare la categoria è proprio l’ultima cosa che vorrei. Così come trovo assurdo che sia regolarizzata quella dei giornalisti, ad esempio. Anche perché ci sarebbe un problema non da poco: chi decide quali sono i blogger degni di ricevere il patentino? Perché un blog di trattori (ormai ho fatto quell’esempio e me lo tengo) dovrebbe essere meno importante di un blog di attualità, o di critica cinematografica, o di “cultura”?

  25. Chiudo anche io mcnab (e scusa l’intrusione. Non voglio avere pedantemente l’ultima parola ma è per capirci) ma il paragone che fai non è corretto. Tu dici: “Prendi una canzone, non è certo fatta anche dei commenti. Così come un libro non è fatto delle recensioni che riceve”. Ora, se la canzone è il tuo post allora i commenti sono l’equivalente di andare a un concerto. C’è un abisso tra sentire la tua canzone in mp3 in cuffia e partecipare al concerto di questa discussione. Qua posso conoscere gente, canto le parti che mi piacciono (commentando se sono o meno d’accordo), prendo idee per comporre la mia musica (farmi un’opinione). Ecco, questo blog è come essere a un concerto. E il concerto che conta per me, la tua canzone, gioco forza, un po’ meno. Anche se ti riconosco che, senza il tuo riff, nessuno avrebbe svisato.
    Il concerto lo pago anche 30 € ma l’mp3 lo vendono a 50 cent. Un motivo c’è. La ricchezza del tuo blog sono anche (per me soprattutto) i lettori. E allora dovrei pagarli tutti, uno per uno.
    Ti saluto e se non siamo d’accordo non muore nessuno. Buon blog!

    1. Ok, non è corretto… hai avuto l’ultima parola 😀
      Idee troppo diverse, le mie e le tue.
      Ovviamente continuo a non condividere le tue argomentazioni, ma la chiudo qui.

  26. Ehi ehi! Va a lavorare in miniera, che c’è crisi! (cit.)

    Comunque, come dicevo con Hell, rilancio con questo: perché gli OPINIONISTI che vanno ai talk show vengono pagati? Eh? Eppure non appartengono a nessunissima categoria.
    Quindi si conclude con un: siamo sotto mobbing XD

  27. Commento con un pò di ritardo perché solo la domenica mattina riesco a farlo. Comunque, non voglio affrontare il discorso affrontando tematiche generali su cosa è giusto o non è giusto pagare ma solo esprimere il mio personale punto di vista, quindi, se un bel giorno trovassi i miei blog accessibili solo previo pagamento di un euro al mese mi adeguerei. Lo farei solo per tre di questi, però. Uno è questo in cui sto scrivendo mentre gli altri sono Book and Negative e Nella mente di Redrun La mia non vuole essere una sviolinata, anzi. Devo solo riconoscere il fatto che oramai sono diversi mesi che frequento questi blog ed ho sempre riscontrato una certa regolarità nelle pubblicazioni e, soprattutto, perché gli autori si fanno veramente interpreti di quelle che sono le miei più sincere e convinte passioni da quasi mezzo secolo di vita. Purtroppo, io sono uno di quelli che alle medie si chiedeva a che cosa servisse imparare i numeri relativi, che riscontro potesse mai avere nella vita reale il segno meno davanti ad una cifra. Pertanto, potrei corrispondere il pagamento solo in quella breve forbice temporale mensile in cui la mia carta di credito da segni di vita.

    1. Ti ringrazio davvero tanto per le parole d’apprezzamento, per il commento più che sensato e per passare spesso e volentieri da queste parti 🙂

    2. Allora, colgo l’occasione di questo commento, per ringraziare qui tutti quelli che ci hanno corrisposto, in linea teorica (perché di questo si trattava, di un ragionamento ipotetico), un euro di compenso.
      E li ringrazio perché ci hanno riconosciuto la dignità, e la realtà che noi svolgiamo, coi nostri blog, una funzione ben precisa, che sia anche solo di mero intrattenimento.
      Quindi, grazie a tutti.

      Ai restanti, posso solo dire di non condividere nemmeno una delle obiezioni mosse.
      Ce ne faremo entrambi (noi e voi) una ragione.
      E sia.

      Max, grazie per le bellissime parole, significano tanto.

      Devo ammettere che, fino a quando Sommobuta non ha pubblicato quel suo articolo detonatore, non avevo mai pensato a una forma di retribuzione per un blogger, retribuzione che derivasse dai lettori, ma solo a una forma di supporto libero, come le donazioni.
      L’aggressività di alcune risposte, soprattutto, a una semplice ipotesi (un euro al mese, una cifra ridicola), mi ha davvero lasciato basito.
      Ma anche qui, ho il mio carattere e, come ho scritto sul mio blog, me ne fotto.

      Il mio obiettivo e il mio impegno sono tesi a migliorare la qualità dei miei eBook. Solo su questo punto, per ora.
      Il mio blog, in particolare, resterà gratuito, ma credo fosse ovvio, prossimamente aggiungerò il tasto delle donazioni libere, mi sembra come minimo un passo dovuto, dopo tutta questa storia.
      Quest’esperienza mi ha fatto maturare una nuova consapevolezza.
      Per fortuna, in mezzo ai ruggiti, ci sono state voci positive.
      Per voi continuo a scrivere.

      Di nuovo, grazie.

  28. Ciao a tutti, volevo sapere il vostro IBAN poiché ho letto dei commenti molto belli e interessanti e mi piacerebbe corrispondervi un piccolo onorario per lo sforzo. Ciao ancora a tutti!
    Ranieri

    1. … tra l’altro anch’io ho un blog, ma finché non mi pagate almeno 50 cent non posso darvi l’indirizzo, questioni di testata. Ciao a presto.

  29. Arrivo in ritardo alla discussione, lo so, ma sono capitata qui di link in link per caso solo adesso. A pro, buongiorno al padrone di casa.
    Che dire? Intanto penso ci sia una confusione di fondo: ci sono blog di 15enni emo che scrivono un post al giorno, con le foto di orsacchiotti neri glitterati, in cui ripetono quanto gli fa schifo il mondo. E ci sono blog che fanno informazione, cultura e bla, bla, bla. C’è gente che si fa il mazzo per studiare un argomento, per informarsi, per scrivere articoli, per controllare fonti (tutte cose che TEORICAMENTE dovrebbero fare i giornalisti iscritti all’albo… ma sappiamo come vanno le cose adesso, no? I suddetti giornalisti, nel 90% dei casi, leggono una notizia in rete, magari da un blog, e la ricopiano pari pari senza nemmeno citare la fonte! Quindi se c’è una differenza fra un blogger e un giornalista iscritto all’albo, la differenza mi fa propendere per pagare il blogger!), per proporre riflessioni interessanti… La differenza coi “professionisti” si nota: questi blogger lo fanno per passione.
    La passione rende le loro fatiche meno meritevoli? Io direi tutt’altro. Chiunque sa che una cosa fatta con passione è 100 volte migliore di una fatta senza. Questo per dire che trovo a dir poco RIDICOLO il pensiero “se non sei iscritto all’albo, non meriti di essere pagato perché non sei un professionista”.
    Poi veniamo al secondo pensiero. Sono dell’idea che una cosa che piace e che viene fruita meriti un riconoscimento. È bello vedere i commenti della gente, è bello vedere che i post scatenano delle reazioni, è bello vedere i lettori che si appassionano. Ma a volte non basta.
    Pretendere un pagamento per queste cose suona male (ma qui non si sta parlando di pretese), ma se ci fosse la possibilità di dimostrare la propria gratitudine in un modo tangibile, io lo farei. Se uno è bravo, merita di vedere riconosciuti i propri meriti. C’è da dire che in Italia questa mentalità non esiste. Comportamento medio: gruppo musicale nuovo, ascolti le canzoni su youtube, magari le scarichi per ascoltarle. Però onestà vorrebbe che una volta valutati i brani, se il gruppo ti piace, gli compri il cd, perché è giusto ripagare il buon lavoro e perché così il gruppo avrà la possibilità di continuare a produrre musica. Il 90% delle persone si tiene il file scaricato e tanti saluti al principio. 😦
    Dico la verità: penso che l’unico modo in Italia per guadagnare qualcosina dal blogging sia tramite la pubblicità. Nel nostro abbiamo scelto di non farlo, perché non ci piaceva l’idea di darci un taglio commerciale. Però questo ci preclude la possibilità di indire concorsi (con premi) o simili per i lettori. Ci piacerebbe indire dei concorsi, ma vorrebbe dire investire nel blog non solo il tempo, ma anche dei soldi nostri che derivano da altre fonti. Il tutto per…? Perché offriamo ai lettori un aiuto (completamente gratuito) a migliorare le loro tecniche narrative. Non so, qualcosa non mi torna…
    Hai sollevato degli interrogativi ottimi e delle richieste ragionevoli, ma temo che in Italia non ci sia proprio lo spazio mentale per queste cose!
    V

    PS: scusate i vari maiuscoletti, ma non so se questo blog interpreta i tag html.

    1. Ciao e benvenuta.
      Grazie per aver lasciato questo commento, che condivido in buona parte.
      Soprattutto quando sottolinei il fatto che il discorso non si limita al finanziare un blog con un euro, bensì a quella mentalità che impedisce all’italiano medio di comprare un mp3 quando può scaricarlo gratuitamente (ed illegalmente) da internet.
      Che poi: è una cosa che fanno tutti, ma decenza vorrebbe che si alternassero almeno le cose…
      Se ascolto dieci cantanti su Youtube ne troverò almeno un paio per cui vale la pena spendere 1 euro per comprare il singolo su iTunes, no? Idem per gli ebook, idem per i film.
      Io per esempio vedo molti film in streaming, ma vado spesso anche al cinema e compro DVD.
      Ovviamente alcuni commentatori continuano a rispondere a tutt’altro, a dire che questo discorso non c’entra, ad abusare di parole quale libertà di informazione, che col nostro punto di vista non ha nulla da spartire.
      Siamo ancora un paese tremendamente arretrato…

  30. Eccomi qui.
    Sarò strana, ma penso che la possibilità di supportare qualcosa/qualcuno che ci piace sia una gran bella libertà. E penso che, come me, ci sia tantissima gente a cui farebbe piacere farlo. Poi ci sono altri scogli.
    Diciamocelo, in Italia l’ecommerce fa fatica a decollare rispetto ad altri paesi europei. Non tutti hanno una carta di credito e non tutti hanno piacere ad usarla in giro (io per prima uso una prepagata e solo su siti di cui sono assolutamente sicura… “ché non si sa mai”), d’altra parte, giusto per per ricordarsi di quelli che dicono “non fate pagare al lettore, finanziatevi con la pubblicità”, c’è moltissima gente che non sopporta i banner in giro per la rete. Personalmente preferisco pagare quei pochi € per un’app che tenere la versione free con i banner che saltellano per la schermata del telefono.
    In ogni caso, continuo a pensare che ciò che veramente sta bloccando questo scenario non siano tanto i problemi tecnici, quando la mentalità tirchia (sì, non ha nulla a che vedere con la difesa delle sacre libertà fondamentali con cui si puliscono tanto la bocca, sennò li vedremmo scendere in piazza per ben più alte questioni!) di molte persone.
    Una domanda che non c’entra nulla: ho adocchiato qualche post in giro, ma devo ancora riuscire a capirlo… di cosa si occupa “ufficialmente” questo blog? ^_^’
    V

    PS: gran bell’avatar!

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