Scrivere un fantasy horror in estate (parte 2)

Secondo appuntamento con la rubrica riguardante il mio attuale progetto di scrittura, il fantasy-horror Zombie contro Unicorni (ZvsU, per semplicità).
Nella prima puntata vi ho presentato per sommi capi le basi su cui ho improntato il world building di questo romanzo breve. Ci torneremo probabilmente nel terzo capitolo di questa rubrica, mentre oggi sposto per un momento l’attenzione sul lato horror della storia che sto scrivendo.
Già, perché non dimentichiamo che ZvsU sarà un fantasy-horror, ammesso e non concesso che questa meticolosa classificazione per generi abbia davvero un senso (quanti horror dichiarati puri hanno elementi fantasy, e viceversa?)
In particolare ZvsU ha una componente ben precisa che caratterizza il suo aspetto orrorifico: la zombie apocalypse. Ribadiamolo, per chi si fosse perso l’antefatto del progetto: ZvsU racconta di un mondo fantasy classicheggiante, diciamo alla Dungeons and Dragons ma meno high fantasy, con l’innesto di uno scenario da apocalisse zombesca dalle caratteristiche romeriane.

Per prima cosa ho pensato alle cause scatenanti della pandemia zombie.
Negli horror moderni questo genere di catastrofe mondiale viene rappresentata come conseguenza di un virus, di un qualche esperimento militare, di ricerche scientifiche fuori controllo, o di parassiti di natura extraterrestre.
Nei film di Romero le origini della resurrezione di zombie non sono del tutto chiare, anche se nel primo capitolo della saga, La Notte dei Morti Viventi, si parla di radiazioni emesse da una sonda sperimentale tornata da Venere.

In ZvsU avevo bisogno di qualcosa di diverso, che legasse in qualche modo con l’aspetto fantasy del romanzo. In un mondo in cui la magia funziona ed è una forza tangibile, riconosciuta, seppur indebolita rispetto all’epoca antica del mondo stesso, è impossibile non considerarla, nel tentativo di spiegare un fenomeno tanto esteso come una zombie apocalypse.
I popoli di ZvsU conoscono anche la negromanzia, anche se è un’arte vietata dalla chiesa di stato e dalle accademie di magia. Per questo motivo, quando orde di morti viventi si riversano nei paesi settentrionali, scendendo lentamente verso il cuore del Continente Antico, si pensa subito all’opera di qualche potente negromante.
Ma le cose sono diverse. Non posso spoilerare la trama, ma ovviamente ho cercato un colpo di scena, un plot twist che sarà anche il cuore della quest dei protagonisti di ZvsU.

Altra questione: come viene percepita la zombie apocalypse, in un mondo più abituato alla violenza rispetto al nostro o, meglio ancora, paragonabile al nostro tra il tardo ‘400 e il ‘500?
Di certo ci sarà una maggiore attitudine a combattere, a difendersi dai mostri cannibali che proliferano e diffondono il morbo attraverso i morsi. Certo, le armi da fuoco sono ancora poche e primitive, ma spade, asce e mazze sono forse ancora più utili per distruggere gli zombie, rispetto ad archibugi e pistole. Perfino i contadini hanno una certa attitudine a battagliare, seppur coi limitati mezzi a loro disposizione.
In questi termini, e considerando che si tratta di un mondo con una demografia molto meno esplosiva rispetto alla nostra contemporanea, si potrebbe perfino pensare che una zombie apocalypse rappresenti una minaccia grave, ma non catastrofica.

Occorre però ricordare che esistono altri fattori. In primis la superstizione, che aiuta il diffondersi del panico e della violenza. C’è poi da considerare la faccenda delle scarse conoscenze mediche, a disposizione quasi unicamente di maghi e sapienti, e non diffusa nel popolino (se non tramite guaritori, erboristi e – perché no – streghe). Elemento, questo, che aumenta il fattore di diffusione del morbo zombie.

Inoltre, e qui chiudo: chi ha detto che il già citato morbo riguarderà soltanto gli esseri umani?
Un mondo fantasy è arricchito dalla varietà di creature e di specie che possono popolarlo. Perché non rendere alcune di esse vulnerabili al contagio zombie?

(2 – Continua)


Articolo di Alex Girola: https://twitter.com/AlexGirola
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3 commenti

  1. ….mi fai ripensare alle origini del fenomeno apocalisse in Wellington… I suoi libri li hai letti? Ero rimasto a tre pubblicazioni ma il secondo è il terzo li presi in francese… Ho dubbi che abbia continuato ma se non ricordo male Wellington imprime un motore di partenza al fenomeno apocalittico che sembra più connotato e adeguato ad un un contesto poco moderno o preindustriale (simile a quello che descrivi qui sopra e che forse ipotizzi di us are per il tuo lavoro) nonostante la trilogia (o presunta tale) sia ambientata oggi nel nostro mondo.

    1. Ricordo benissimo la saga di Wellington, e soprattutto il terzo volume, che praticamente è un fantasy. Mi hai fatto venire voglia di rileggerlo, tra l’altro.
      Ai tempi non mi fece impazzire, ma ora queste sono le uniche storie di zombie che mi va di leggere.

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