La mia Crouch End

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Crouch End, pubblicato in Italia col titolo Orrore a Crouch End, è uno dei migliori racconti brevi di Stephen King.
Scritto nel 1980, è stato poi pubblicato in diverse antologie, la più nota delle quali mi risulta essere Incubi e Deliri (1993). Il racconto in questione fa parte del sottofilone, in realtà molto amato e ricco di materiale, dei Miti di Chtulhu.
Prima o poi tutti gli scrittori horror si cimentano col pantheon di divinità mostruose inventate da H.P. Lovecraft, e King l’ha fatto in diverse occasioni. Crouch End è forse l’occasione in cui si è concesso le citazioni e gli omaggi più palesi al Solitario di Providence, con una serie di rimandi e di easter eggs che sono un vero godimento per i fan di entrambi gli autori.

La trama, senza eccedere in spoiler, è presto detta: due agenti di polizia del distretto londinese di Crouch End rievocano uno strano caso, la sparizione di Leonard Freeman, un turista americano, in visita in città insieme alla moglie Doris, che ha sporto denuncia dell’accaduto, riportando però una storia di mostri, di creature soprannaturali che avrebbero dato la caccia a entrambi, in una Crouch End spettrale e alternativa, in cui i due sposini si sono ritrovati per puro caso.

Tra l’altro il racconto ha una sua trasposizione televisiva, un mediometraggio del 2006, realizzato dall’emittente televisiva TNT, per il ciclo Nightmares and Dreamscapes, e che ho visto grazie a un gentile regalo dell’amico Luca Morandi. Il film tv è interessante e riprende parte delle atmosfere kinghiane, rinunciando però a buona parte di quelle lovecraftiane. Se però vi capita, guardatelo. E ovviamente leggete l’originale di King, se ancora non l’avete fatto.

Questo racconto mi è recentemente tornato in mente perché un mio lettore ha paragonato Milano Doppelganger a Crouch End. Milano Doppelganger
Come nella short story di Stephen King, anche nel mio racconto il protagonista si trova catapultato in una Milano spettrale e “demoniaca”, popolata da creature tanto mostruose quanto disperate.
Sinceramente non pensavo a King durante la scrittura. In realtà il mio punto di riferimento è stato il concetto di Megalopolismanzia, sviluppato dal maestro Fritz Leiber, di cui parlai ampiamente nel vecchio blog. Visto che l’articolo è ancora online, ve lo linko.
Da questo suggestivo elemento sono poi passato a parlare di cose che, chi mi legge da tempo lo sa, mi stanno particolarmente a cuore: le dimensioni parallele, la Milano misteriosa, le persone che scompaiono nel nulla.
E poi, il titolo in tale senso è esplicito, c’è il chiaro rimando al concetto del “doppio”, solitamente malvagio e spettrale. Ne ho parlato per esempio qui.

Però è vero: in Milano Doppelganger c’è senz’altro qualcosa di Crouch End. Questa consapevolezza mi lusinga, proprio perché, come ho detto a inizio articolo, è uno dei miei racconti kinghiani preferiti.
Il concetto delle dimensioni parallele, lontanissime e al contempo a portata di mano, mi piace molto. Chi ha letto il mio dittico di Mondo Delta lo sa. Mi piace l’idea che, camminando a caso in una grande città, magari imboccando un vicolo sconosciuto, per errore o per curiosità, ci si possa trovare in un mondo che è lo specchio deformante del nostro.

crouch end illustrazione

Da questo mix di suggestioni è nato il mio ebook, nato e pensato per Halloween 2013, ma usufruibile, ovviamente, in tutto l’anno.
C’è poi un ultimo punto di riferimento, molto importante, da cui ho preso spunto in fase di scrittura: Dino Buzzati.
Ricordate quel racconto in cui, durante gli scavi per la metropolitana di Milano un operaio scopre le “porte dell’Inferno”?
Solo che quel passaggio dimensionale ha apparentemente poco d’infernale. Sembra piuttosto una distorsione triste e ottusa della nostra realtà.
Concetto bellissimo, che nessun altro autore italiano ha più saputo riprendere con tanta maestria.

Quando la notte risale i muri
delle case abitate,
e penetra nelle stanze.
(Dino Buzzati)

Crouch End

Come bonus track segnalo la recensione che Luca Morandi ha fatto di Milano Doppelganger. Colgo l’occasione per ringraziarlo pubblicamente. I feedback così precisi e positivi mi fanno venire voglia di scrivere ancora, inutile negarlo. Sono po’ come la benzina nel motore di noi narratori.

– – –

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15 commenti

  1. Che i feedback siano il carburante della nostra attività è un’innegabile verità, una sorta di legittimazione fornita dal fruitore ultimo dei nostri scritti:il lettore.
    Le dimensioni parallele sono, credo, la tematica che più si interseca col raccontare storie, ogni volta che prendiamo la realtà e la “usiamo” per le nostre narrazioni, noi entriamo in un altro mondo, il nostro mondo, quel mondo strano, assurdo, “altro” ma nel quale ci riconosciamo. Gli universi sono veramente infiniti come il pensiero e la fantasia.

    1. Il tema delle dimensioni parallele, che di tanto in tanto si intersecano con la nostra, mi affascina come poche altre cose, nel campo della speculative fiction (e non solo).

  2. Adesso che l’ho letto ho visto che ho indovinato…facile , visto che avevo letto il doppelganger . Sul tema delle dimensioni parallele si è scritto tanto e spero si scriverà ancora molto , visto che personalmente è un tema che mi affascina , oltretutto ho visto che ti prende molto e apprezzo il modo in cui lo hai trattato .Sia i racconti ambientati a Monteflauto e dintorni che questo sono perfetti nel contesto , omaggio al grande HPL ma anche molto personali , mi sono piaciuti molto…di rimasticature in giro se ne vedono molte , ma poche cose di livello meritevole di attenzione .Per quello che riguarda King Crouch End è uno dei suoi racconti più affascinanti , secco , mirato al cuore e lungo il giusto .Mi permetto di citare , per restare nell’operato del genio del Maine , i Langolieri e The mist , tutti e due usciti in Italia nella raccolta 4 dopo mezzanotte , che , pur con presupposti diversi , e non con richiami ad HPL , trattano dello ” sconfinamento ” nelle dimensioni parallele , o come si dice in sciamanesimo , nella ” realtà non ordinaria ” ( Cit. Michael Harner ) . Certo molto poco ordinaria…ma forse no …

  3. Lessi Crouch End per la prima volta quando venne pubblicato su Incubi e deliri, e tuttora lo ritengo una delle cose migliori di King, assieme ai già citati da Dinogargano The Langoliers (cosa c’è di più spettrale di un aeroporto deserto o di un aereo che sorvola il nulla?) e The Mist (che poi è l’embrione di The Dome).
    I due malcapitati “qualsiasi”, che altro non sono che l’avatar del lettore, l’ambientazione urbana, l’orrore che arriva di colpo ma anche un pezzetto alla volta, in un dettaglio o in un universo intero, oscuro, speculare, maligno. Nero.
    In questo Crouch End e Milano Doppelganger sono gemelli, figli delle medesime suggestioni, imparentati con lo stesso ispiratore, non copie l’uno dell’altro ma entrambi godibili e autonomi.
    Sarà per questo che il tuo racconto mi è piaciuto così tanto.
    E ora, visto che si trova parcheggiato sull’iPad da troppo tempo, ho attaccato La nave dei folli. Ti saprò dire. 😉

    1. The Langoliers meriterebbe una nuova trasposizione cinematografica, che ne pensi?
      Comunque, è evidente, anch’io sono attratto da queste associazioni mentali tra luogo estraniante e persone “perse” in esso.
      C’è anche dell’introspezione (involontaria?) in tutto ciò.
      Forse la naturale ma pericolosa voglia dell’essere umano, di perdersi…

  4. Io lessi Orrore a Crouch End nell’ omonima antologia della Fanucci che a sua volta era la traduzione italiana del volume New Tales of Cthulhu Mitos. Il curatore originale era quel tal Ramsey Campbell che adesso pare quasi dimenticato.
    A lungo tempo mi è sembrato come uno dei migliori racconti di King e ancora oggi
    lo considero come l’ esempio da seguire per gli scrittori che desiderino scrivere racconti moderni dedicati al pantheon lovecraftiano.

    1. Concordo pienamente.
      Anche sul povero Campbell, che qui oramai ricordiamo soltanto noi, nati nei ’70 e nei ’60, e che ha scritto tante cose valide.

  5. postone fantastico in tutti i sensi dove ci ho trovato un po’ tutto quello che preferisco King (racconto che devo leggere assolutamente), Lieber (amatissimo) e Buzzati. Il tuo ebook che un giorno o l’altro mi riuscirà di leggere fa parte dei miei desideranda di horror metropolitano italiano che costantemente cerco …

    1. E allora posso avere l’ardire di sperare che “Milano Doppelganger” ti piacerà 😉

      Anche se non mi paragono certo ai maestri che ho osato citare nel post…

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