Come impostare un blog (2)

Secondo articoletto in tema “come impostare un blog”.
Si tratta di una serie imprecisata di post che mi permette di rispondere in modo collettivo alle domande che spesso mi arrivano via mail.
Come faccio ad attirare più lettori?
Come mai commentano poco?
Sbaglio se parlo troppo/troppo poco dei fatti miei?
Ovviamente sono interrogativi a cui è difficile, se non impossibile, dare una risposta oggettiva. Non c’è una formula giusta e una sbagliata, ma questo l’abbiamo già detto.
Oggi mi occupo dunque della seconda tipologia di domande che, in forma diversa ma in eguale sostanza, ogni tanto mi arrivano:
Adesso ho un blog con un buon numero di lettori fissi. E’ possibile guadagnarci qualcosa?
Mi verrebbe voglia di rispondere nel modo più semplice e realistico: no, baby, perché qui non siamo negli Stati Uniti e nemmeno in Gran Bretagna. Però sarebbe un po’ brutale, quindi vediamo se posso fare di meglio.

Ipotesi numero 1: Evitate di proporre qualcosa sulla falsariga dei siti “comeguadagnaresoldi.it”, perché in linea di massima propongono catene di S.Antonio, giochetti poco chiari e mezzucci che magari funzionano pure, ma solo per i primi giorni. I lettori non sono scemi (non tutti), e capiscono se un sito è fatto solo per spillare soldi.

Ipotesi numero 2: Nessuna controindicazione per quel che riguarda l’utilizzo di Google AdSense (un servizio di banner pubblicitari che Google fa ruotare sui blog aderenti). Non fatevi però nessuna illusione: conosco blogger con oltre 10.000 lettori giornalieri che grazie ad AdSense riescono a ricavare al massimo una decina di euro all’anno. Il che, a pensarci bene, è naturale: questi banner vi fanno guadagnare qualcosina solo se li cliccate e, sinceramente, chi clicca mai degli annunci pubblicitari?

Ipotesi numero 3: Post a pagamento. Ossia, io vi scrivo degli articoli (possibilmente bene), voi mi pagate. Se avete un curriculum da bravi blogger, o se siete scrittori/giornalisti etc etc, potrebbe essere una soluzione. Secondo Mark Penn, autore americano di ricerche sulle “nuove professioni in Rete”, un buon blogger può prendere dai 75$ ai 200$ per articolo su commissione. Si tratta ovviamente di post pubblicitari, o per webzine di cinema, gossip, moda, spettacolo etc etc. Scrivere a pagamento vi permetterebbe al contempo di gestire il vostro blog senza occuparvi di null’altro. Ma in Italia?
Qualcuno dice che esistono realtà del genere, ma in realtà io non ne conosco. Per esperienza posso dire che, per le molteplici collaborazioni di cui mi sono occupato, non è mai stata ventilata nemmeno l’ipotesi di pagarmi, che ne so, una pizza e birra. E in alcuni casi si trattava di realtà abbastanza grandi (per numero di lettori/visitatori).

A quanto pare negli Stati Uniti ci sono più blogger professionisti che non programmatori di computer.

Ipotesi numero 4: Libera donazione. Metodo più semplice e onesto. Se i vostri lettori vi amano, potrebbero finanziare il vostro lavoro, di modo che esso sia sempre più preciso, puntuale e minuzioso. Con un semplice banner di Paypal chiunque potrà donarvi un obolo di tanto in tanto, e voi riuscireste a fare del blog una sorta di secondo lavoro. Io non sono così ottimista in merito, per la solita ragione (siamo in Italia, baby!). Però un tentativo costa poco farlo.
A parer mio occorre essere piuttosto chiari quando si fa un discorso del genere. Consigliate un range di donazione fissa ai vostri lettori (un euro al mese, un euro alla settimana), ed esponente ciò che offrite in cambio (che ne so, tre articoli alla settimana, dieci recensioni di film al mese, o giù di lì.)

Ipotesi numero 5: Vendere il vostro blog. Diventando molto visibili potreste attirare l’attenzione di case editrici, quotidiani, emittenti televisive e via dicendo. In tal caso potrebbero arrivarvi offerte d’acquisto per il blog o, più facile ancora, per il pacchetto blog+blogger. Questa è in fondo una variante dell’ipotesi 3 (post a pagamento). Esempio stupido: il cantante tal-dei-tali potrebbe volervi ingaggiare come ghost writer o curatore del proprio profilo Facebook. Secondo esempio: potresti essere contattati per diventare autori di qualche trasmissione televisiva. Sono entrambe cose già successe, che fanno entrare un po’ di soldini nelle tasche dell’interessato e al contempo gli aumentano la notorietà.

Quanti utenti?

Sempre secondo il già citato Mark Penn, la base di lettori su cui si può cominciare a pensare di trasformare il blogging in una professione è di 100.000 visitatori al mese. Ossia, secondo i calcoli di Penn, 200.000 pagine viste al mese (2.400.000 pagine viste all’anno/1.200.000 visitatori all’anno).
Fatto un calcolo a spanne, vuol dire poter contare su circa 3.300 visitatori al giorno. Cifra cospicua, ma non certo irraggiungibile.
Sempre secondo il nostro esperto, questo numero di lettori potrebbe garantire al blogger addirittura 57.000 euro all’anno, a patto di seguire una o più linee di condotta di quelle citate in precedenza.

Mi sembra cifre esageratamente ottimistiche anche per il mercato americano, che pure conta un approccio ben diverso a questa nuova professione (già il fatto di considerarla – appunto – una professione la dice lunga). A ogni modo, anche se riducessimo gli studi di Penn a un terzo di quanto appena esposto (19.000 euro l’anno), varrebbe la pena provarci. Secondo me varrebbe la pena anche per 1.900 euro l’anno, fate un po’ voi.
In Italia tuttavia è impossibile che girino questi soldi attorno ai blog. Anzi, per quel che ne so io va bene se i migliori riescono a pagarsi un paio di cene all’anno con quel che guadagnano. Figuriamoci gli altri.

Blogger professionista al lavoro.

43 commenti

  1. Bene, con adsense, il mio blog, non può andare e devo ringraziare chi mi vuole “Bene”: visto che per due volte sono stato segnalato per click anomali e quindi tanti saluti e ban da google.
    In realtà sto guadagnando qualcosina con Amazon ed è una sorpresa piacevole. Mi piace l’idea di mettere una donazione fissa. Un’euro al mese non avrei problemi a donarli.
    Per il resto condivido tutto quello che scrivi. Però più passa il tempo e più sono dell’opinione che le cose gratis (a parte qualche prezioso amico) siano da evitare, anche perché la generosità vine scambiata per fessaggine:-)

    1. Ferruccio, se può consolarti, quando ho messo su il bottone Paypal per le donazioni sui miei agili volumetti, qualche anima candida ha pensato bene di segnalare il mio blog come sito che pratica il phishing… ancora oggi chi si collega con Firefox ed ha le difese alzate, riceve una notifica che sconsiglia la connessione.
      La blogsfera nazionale è piena di gente ammirevole.

    1. Idem col sito di news/gossip con cui ogni tanto collaboro: 4000 hit al giorno, soldi zero, se non da qualche sponsor, ma siamo sempre su cifre basse basse…

  2. Mentre leggevo l’articolo mi è scappata un’esclamazione! Anche questi articoli fanno lievitare i lettori!! Quanti blogger esistono in rete che vorrebbero aumentare gli ascolti e non ci riescono? Scommetto che tutti quanti si stanno fiondando sui tuoi post per scoprire i segreti più segreti del successo!! ^_^

    Ecco… potrebbe essere uno degli argomenti per il terzo capitolo di queste lezioni 😀

    1. Che vengano in tanti a leggere, anche per fare un po’ di chiarezza 🙂 C’è molta confusione sull’argomento… E anche molte false speranze.vendute furbescamente!

  3. In linea di massima siamo lontani dai numeri e dalla situazione anglosassone.
    Non ci siamo nè economicamente, nè a livello di numeri.
    Non parliamo poi del livello culturale.
    Però, qualcos asi sta muovendo.

    1. Sì, a livello di numeri c’è un abisso, ma in teoria la cosa funzionerebbe comunque per una.mera questione di proporzioni. È il gap culturale a fregarci.

  4. “Siamo in Italia, baby!”, è da farci un banner! LOL

    Per quanto mi riguarda vai avanti con questi post How to, sono interessanti e sicuramente attirano molta attenzione. Sul monetizzare con il blog, per me è un problema che non mi sono ancora posto. Vuoi perché ho aperto da troppo poco, vuoi perché mi segue poca gente ancora. Di queste opzioni quella che userei sul mio blog sarebbe eventualmente la donazione Paypal, mi sembra il metodo più onesto e trasparente nei confronti dei lettori. Magari da affiancare a delle scritture a pagamento extra-blog, ovvero in maniera freelance per altri portali di contenuti web (tipo quelli segnalati da Davide tempo fa in Moon Base quando ne stavamo parlando, ricordi?) ovviamente questa seconda via sarebbe da fare anche valutando la lingua inglese. 😉

    Ciao,
    Gianluca

    PS: Ho visto ora il banner de “Il futuro è tornato”, thanks!

    1. Scrivere (bene) in inglese risolverebbe molti problemi. Complimenti sinceri a chi ci prova. La donazione spontanea è anche per me l’unica via agibile, oltre allo scrivere per conto terzi, che non mi pare poi così disonorevole. Solo un lavoro come tanti altri.

      1. Esattamente. Io ad esempio penso sia meglio fare scrittura per conto terzi fuori dal proprio blog, in modo da mantenere il proprio spazio indipendente, ma non vedo nulla di male nel cercare di monetizzare per portali esterni. Del resto offro la mia competenza di scrittura/ricerca/documentazione, e quindi vorrei essere pagato. Come viene pagato un articolista per i suoi pezzi.

  5. Direi che con i miei 50 visitatori al giorno posso stare ben che tranquillo 🙂
    Il punto che mi sembra però un po’ sfugga è l’idea di far diventare il blogging una professione, cosa che ha molti pro ma anche molti contro. Nel momento in cui trasformi una passione in un lavoro inizi a dipendere da tutti i meccanismi correlati, e non è detto sia un bene, in quanto ci si ritrova molto più vincolati.
    In Italia esistono piccoli esempi del genere, come il blog di Paolo Attivissimo (che conoscerai sicuramente), che vedo scrivere articoli su donazione. Non so di che importi si parli però.

    1. No, a me non sfugge, l’ho proprio scritto nel post. Infatti non intendo dire “blogger professionista che parla di quel cacchio che gli pare”, bensì professionista della scrittura, anche per conto terzi.

  6. Se avessi 100.000 contatti al giorno sarebbero molti più di certi quotidiano a tiratura nazionale, quindi potresti prendere in considerazione di vendere lo spazio pubblicitario ad una agenzia classica che ti pagherebbe almeno quelli di una cena.

  7. Con Adsense ho raccolto la bellezza di 14 euri, o giù di lì, in un mese. Peccato che i pagamenti partano raggiunta la soglia dei 70, quindi per il momento nisba XD Mi faccio poche illusioni: guadagnare bloggando è estremamente improbabile (non impossibile, badate) nel Belpaese. E’ proprio una questione di mentalità: già la gente non commenta pur avendo letto i tuoi articoli (al massimo clicca “mi piace”), figurati se perde tempo a darti un obolo. Anche solo cliccando su un annuncio. In fondo non mi preoccupo: non cerco una professione, ma almeno un piccolo giardinetto zen virtuale che si sostenta da solo non sarebbe male. Speriamo…

    1. Beh, 14 euro sono tanti rispetto agli altri casi di cui ho sentito parlare io!
      Poi, per il resto, credo che nessuno qui abbia intenzione di farlo diventare un lavoro (più che altro siamo tutti piuttosto realisti), si tratta, come diceva Ferruccio, di non passare sempre per fessi.
      Poi qualcuno un giorno dovrà spiegarmi perché vendere qualsiasi cosa, da una canzone a una partita di calcio, è figo, tranne che per quel che riguarda la parola scritta. 😛

  8. Quella dei post on-demand a pagamento è una faccenda che ho scoperto due o tre anni or sono, ed era (tra l’altro) una delle ipotesi di lavori futuri sviluppate già dagli anni ’80.
    Parlo in questo caso di blogger che si occupano di affari correnti, politica, economia, scienza o politica, e che hanno un modulo per le richieste e un pulsante per i pagamenti – niente di troppo complicato.
    Non conosco però nessuno che lo faccia in Italia.
    Qui da noi, l’estate scorsa, io sono stato per trentasei ore agganciato a una nota webzine che mi offriva casse di dobloni in cambio di post regolari in ambito scientifico.
    Dopo tre post (mai pagati), la webzine è stata riorganizzata, e non solo la sezione scientifica è saltata, ma pare si siano messi a pagare chi ancora lavora per loro in buoni anziché in valuta corrente.
    Mio fratello, che ha contattato altri due servizi simili per occuparsi di musica e di Giappone (le sue due “specializzazione”), e “arrotondare”, attende risposta da novembre.
    Il livello dei contenuti, in tutti i casi in analisi sta calando paurosamente (non perché non ci siamo noi, eh, è proprio solo che fanno post da trecento parole presi da wikipedia e mirati ad un pubblico molto molto generalista).

    Insomma, come al solito il potenziale esiste, ma nel nostro paese si sono sviluppate strutture che lo incanalano in direzioni piuttosto discutibili.
    The Italian Way, ancora una volta, privilegia la subordinazione e gli scarsissimi introiti.

    1. Un aneddoto che va a far compagnia ai miei personali, più o meno simili. I più onesti si sono almeno premurati di dirmi fin da subito che non mi avrebbero pagato, altri hanno perfino tentato di chiedermi una sorta di “quota di affiliazione” (in più che scrivevo gratis per loro!) per far parte della squadra.
      Son cose che obiettivamente fan cadere le palle, mancanza totale di rispetto che si impegna a far qualcosa serenamente. E poi ti vengono a dire “a te non piace giocare in squadra”… Chissà perché!

  9. 3.000 visitatori al giorno? Ahahahah come no.
    Io ho cominciato da poco (quel 21 settembre 2011) e sono riuscito ad ottenere nel corso dei giorni e dei mesi una media di 20 visite al giorno e in totale 4.523 visite.
    Ma nonostante possano sembrare dei “numerini” al confronto con i tuoi o degli altri, io sono ben contento dei risultati ottenuti e ne sono vivamente orgoglioso.
    Fin dal primo giorno è stata la passione a guidarmi e fino ad adesso non ho mai chiesto niente ai miei visitatori, se non di votarmi su “non so se posso scriverlo, non vorrei fare pubblicità” (che poi ho tolto) e di commentare.
    Continua con questa serie di post, perché sono davvero interessanti.

    1. Nessuno mette in dubbio che il motore di questa nostra attività sia proprio la passione. Senza di essa non esisterebbero nemmeno i blog che curiamo.
      Ma da qui a dar per scontato che il lavoro (perché di lavoro si tratta!) sarà sempre gratuito perché “tanto parlate di schiocchezze”, beh, io non ci sto.
      Comunque sì, ci saranno altri articoli a tema 😉

      1. Scusami forse mi sono spiegato male, non volevo dire che il lavoro del blogger deve essere gratuito.
        Io ho scelto la via del “gratis”, perché è più vicina alla mia filosofia di vita, questo non vuol dire che sia giusta o che tutti la debbano seguire, anzi fai e fate bene a richiedere un “obolo” per il vostro lavoro, di certo non volevo sminuire il vostro operato.
        Io ho scelto una via, te e altri ne avete scelta un’altra, nessuna delle due è sbagliata, ma semplicemente sono due strade diverse “lastricate” sulla stessa passione condivisa.

        1. No, no, tranquillo, avevo capito 🙂 Che poi la tua filosofia è anche la mia: su venti ebook pubblicati ne ho venduto uno, e per un altro ho chiesto libero contributo. Tutto il resto è gratuito.
          E’ quando tutto ciò viene dato per scontato che mi girano le scatole. Aspetto ancora qualcuno che mi spieghi perché cantanti, attori e calciatori hanno il diritto di vendere il loro talento (poco o tanto che sia), mentre uno scrittore o un blogger no.

  10. Con il mio arrivo sì e no alle 4000/4500 visite al mese, quindi di strada ce n’è ancora tanta. Ma il concetto è che non ho iniziato a bloggare pensando di guadagnarci (anche se qualcosina non mi farebbe schifo) così come non scrivo per soldi.
    Sotto questo punto di vista mi associo a Davide: trasformare una passione in lavoro vuol dire legarsi a doppio filo con tutto il meccanismo che ci sta dietro, e per il momento non me la sentirei…
    Bell’articolo, aspetto anche gli altri! 😀

    1. Io sto a metà: mi piacerebbe che questa passione potesse diventare un lavoro (cosa che invece in Italia è preclusa per tutti i fattori di cui ho detto), ma al contempo mi piace essere l’unico padrone di questo posto.
      In realtà l’articolo parlava in senso generico, e non dei destini di Plutonia. Spero che qualcuno possa riuscire a diventare un blogger per professione, magari spinto anche da un post del genere.

      PS: Ne arriveranno altri 😉

  11. Far soldi con una passione non sarebbe niente male, ma siamo in Italia, come hai detto, e la vedo dura.
    Inoltre è anche un po’ presto, in ogni caso avvertitemi che se volete mandarmi qualche bonifico milionario li accetto volentieri 😀

  12. Mentre guardo voi che vi commentate a vicenda le statistiche provo un po’ d’invidia mischiata ad altrettanta vergogna. 😦

    Il mio blog è aperto da due mesi, e credo che a un giorno all’alto supererò le 1000 visite! (ho mantenuto una media di 22 visite giornaliere a febbraio e 16 in marzo) con picco massimo di 80 visite al giorno! :O

    Sarà anche perché scrivo di Videogiochi Indie (che è un genere di nicchia) anche se leggo (quasi) solo blog sulla scrittura

    Avrò fatto male qualche calcolo. Asd.

  13. Tutte considerazioni interessanti, e anche parecchi dei commenti.
    Ho ben poco da aggiungere.
    Il mio blog macina quando va bene, 5-600 visite al giorno, e se per ogni visita beccassi, chessò, 10 centesimi, potrei smettere di lavorare da subito. 😀
    Ma non è così, quindi… continuiamo per la gloria e per il piacere di farlo!

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.