Come impostare un blog (5- i Manuali)

Negli mesi scorsi ho dedicato alcuni articoli al “come impostare un blog” nell’ottica della ricerca di buoni risultati di pubblico. Ho esaminato rispettivamente questi argomenti:

Quale struttura scegliere (blog multitasking o iperspecializzato?);
Come guadagnarci qualcosa;
Quando la passione diventa ossessione;
La netiquette del blogger.

Punti di partenza su cui ragionare. Articoli scritti in base alla mia esperienza personale (bloggo in modo professionale da ben cinque anni) e ad alcune ricerche di settore.
Nel mentre l’idea di ampliare gli studi di questo settore mi ha via via sempre più stuzzicato. Ho comprato alcune letture specifiche per approfondire la tematica. L’offerta in materia è in effetti molto ampia. Ci sono intere aree dei megastore dedicati ai manuali tecnici di comunicazione online, tra cui il blogging. Il punto è: servono a qualcosa?

Difficile determinarlo.
Diciamo innanzitutto che c’è un primo livello di nozioni di assoluto buon senso che occorre imparare, e che tutti i manuali spiegano senza giri di parole. Aggiornare con regolarità, collegare i blog ai social network, ottimizzare l’utilizzo di titoli, tag e link, interagire con altri blogger affini, moderare i commenti, evitare lo spam etc etc.
Regole che sono imprescindibili dal successo di un blog in termini di visibilità. Per la serie: senza di esse non si va da nessuna parte. E per impararle occorre studiarle da qualche parte, c’è poco da fare.

C’è poi il secondo livello di suggerimenti comune a questo genere di manuali. Oltre ai tecnicismi, che comunque sarebbe opportuno conoscere almeno a livello superficiale, viene segnalata una serie di interessanti siti di aggregazione per aumentare la visibilità del blog. Si va da quelli settoriali, divisi per argomenti, a quelli più generici.
Il punto è che la maggior parte di servizi del genere sono destinati al Web anglofono. Il che da una parte è perfettamente sensato, ma dall’altra ci fa capire quanta strada dobbiamo ancora fare – in Italia – per sdoganare i blogger più seri, in modo che essi vengano accettati come lavoratori.
Un buon manuale da cui iniziare l’approfondimento potrebbe essere quello che vedete in foto, Professione Blogger, che si riferisce specificatamente alla blogosfera italiana. Consideratelo un punto di partenza ideale, che non fa riferimento ai novellini totali, ma che suggerisce una serie di utili dritte a chi ha un blog da qualche mese e si ripropone di gestirlo in maniera più continuativa, professionale e magari…. remunerativa.

Poco dopo aver scritto e programmato questo articolo ho trovato un’interessantissima segnalazione su Twitter. Riguarda un manuale in italiano sul bloggare e sullo scrivere per il Web, Keep calm and Write, di Riccardo Esposito. Si è tratta di una scoperta tanto valida che ho rimesso mano all’articolo per segnalarvelo. L’ebook è veramente valido e ben realizzato, oltre a essere completamente gratuito. Potete scaricarlo qui, e vi assicuro che ne vale proprio la pena. Poi magari lasciate un commento all’autore e… passate parola.
Detto ciò, torniamo per un momento su una vecchia questione.

Vade retro! Un blogger che vuole guadagnare soldi, arghhh!

Un messaggio arrivatomi poco tempo fa la dice lunga sull’ignoranza devastante che permea il settore. Più o meno esso diceva: “Pretendere di guadagnare dei soldi gestendo un blog è un po’ come sperare che qualcuno ti paghi per ascoltare i tuoi dischi preferiti“.
Un commento di una pochezza impressionante, che tra l’altro si riallaccia a discorsi collaterali già fatti in passato (il lavoro che facciamo deve essere per forza brutto e odioso, guai ad ambire a qualcosa di diverso). Tuttavia non mi preoccupo tanto della grossolanità di certi individui, bensì del fatto che l’economia italiana non ha ancora intuito le vere potenzialità dei blog. Con Facebook ci hanno messo un po’, ma alla fine ogni esercizio commerciale, ogni studio professionale ha il suo profilo su questo social network. Twitter sta ingranando negli ultimi mesi, con lentezza e con una marea di fraintendimenti (Twitter non è Facebook e non può essere utilizzato nella stessa maniera).

E coi blog? Quando ci arriveremo?
Qualche passo avanti lo si vede nel mondo della comunicazione e dello spettacolo. Ci sono artisti che hanno capito le potenzialità di avere un blog aggiornato, magari legandolo anche a un e-shop personalizzato. Promozione e guadagno, offrendo in cambio un rapporto diretto col pubblico. Per non citare i soliti scrittori, o celebrità fin troppo note, vi segnalo come esempio il sito della mia amica LauraAnna, modella freelance, che da anni gestisce con intelligenza e successo il suo sito. Sito che, in questo caso, corrisponde al 100% al suo lavoro. Come lei ci sono altri creativi (parola che ben si adatta alla categoria) che hanno fatto della loro comunicazione un lavoro.
Ma per il resto poco si muove. O meglio: si muove lentamente.
Per questo i manuali offrono soluzioni interessanti ma ancora poco praticabili per il mercato italiano. Colpa del mercato, non dei manuali, si capisce. Però qualche buon titolo c’è e con questo post mi riprometto di esaminarli per benino in futuro, magari alternandoli con le recensioni dei soliti generi di cui mi occupo. La domanda quindi è semplice: l’argomento può interessare o lo abbandoniamo del tutto?

Chiudamo il post con una foto della già citata LauraAnna, che un po' di charme fa sempre bene.
Chiudamo il post con una foto della già citata LauraAnna, che un po’ di charme fa sempre bene.

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(A.G. – Follow me on Twitter)

17 commenti

  1. La cosa bella, che credo si possa dire, è che siamo i primi, e con noi molti altri, a tentare di rivoluzionare la percezione del blog, almeno qui in Italia.
    Il che comporta un inizio, spesso comune a tutti, amatoriale, una presa di coscienza successiva e una rifinitura, chiamiamola anche “corso di aggiornamento”, per trasformare il tutto in una professione. Anzi, in una professione indipendente, che è diverso, e che in Italia equivale a una bestemmia.
    O almeno si spera in questa trasformazione e la si persegue, tra ostracismo più o meno generalizzato, frecciatine e vari commenti demoralizzanti.
    Sembra quasi il caso di rispolverare anche vecchi motti di spirito per tirare avanti.
    Quello che voglio sapere è se questa mia percezione è condivisa, o è solo una mia convinzione.

    1. Io lo dico sempre, che siamo come dei pionieri.
      I padri pellegrini della blogosfera 😀
      Nessuno di noi è nato “imparato”, ma cerchiamo di migliorarci. Io sto studiando molto, per esempio.
      Il fatto che qualcuno possa prendere tutto ciò come una perdita di tempo, un diletto per vanagloriosi, seguita a urtarmi.

  2. Io sono ben lontano dall’ambire a trasformare il blogging in una professione, soprattutto perché la mia attuale professione (che amo moltissimo) non mi lascia abbastanza tempo per aggiornare con regolarità, e quindi va bene così. Tuttavia l’idea di na serie di articoli in merito mi interesserebbe molto, per curiosità personale e per desiderio di apprendere di più sl mondo del blogging et similia… Per me, quindi, articoli così soo i benvenuti! 🙂

    1. Grazie 😉

      Ovviamente non è necessario trasformare tutti i blog in professioni, anzi, è sacrosanto che per la maggior parte di noi rimanga una passione. Ciò non toglie che imparare certe cose può servire a tutti 😉

  3. Se le cose si muovono e cominciamo a prendere coscienza io sono ben contenta di dare al mio blog una patina più “professionale” (bè anche se gli argomenti sono quello che sono!) quindi sicuramente apprezzo post di questo genere!

  4. Articolo interessante e utile per cercare di scrollarsi l’ etichetta di barbone
    l’ unica considerazione che farei è la nota stonata del libro che suggerisci 10,97 in brossura, 9.98 e-book…non ho parole

  5. Io faccio solo presente – poiché gli altri han detto tutto – che esiste gente pagata per ascoltare i propri dischi preferiti.
    Li chiamano Disc Jockey.
    E se molti li voglion far lavorare gratis perché in fondo lo fanno per passione, quelli di alto profilo guadagnano più di un dirigente d’azienda.
    No, così, solo per puntualizzare che chi esprime certe opinioni è un imbecille.
    E intanto mi segno il titolo del volume 😉

    1. Giusta puntualizzazione. Non la si fa mai abbastanza 🙂
      Poi un giorno riparleremo per l’ennesima volta dei fessi che parlano della “passione remunerata” con un palese e sciocco disprezzo.

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